EQUITY SWAP, GRANDE STEVENS E GABETTI SALVI IN CASSAZIONE

Tutti prosciolti. Secondo quanto appreso in questi minuti da legalcommunnity.it, la Cassazione ha pronunciato l’ultima parola sulla faccenda delle comunicazioni legate all’equity swap acceso da Ifil nel 2005, che consentì alla famiglia Agnelli di non perdere il controllo di Fiat.
E questa volta, la partita si è chiusa definitivamente. Michele Briamonte, socio dello studio Grande Stevens e il penalista Cesare Zaccone hanno assistito Franzo Grande Stevens. Mentre l’avvocato Marco Ferreo ha difeso Gianluigi Gabetti. Per tutti gli imputati è arrivato il proscioglimento.
La decisione della Cassazione ribalta la sentenza di condanna dello scorso febbraio, decisa dalla Corte d’Appello di Torino, dopo che, a giugno dell’anno precedente, la suprema corte aveva chiesto di rifare il processo dopo il parziale annullato la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Torino il 21 dicembre 2010.
La decisione, secondo quanto si apprende, è dovuta a prescrizione. Se la motivazione dovesse essere confermata sarebbe un grosso risultato per il pool legale, vista la netta contrarietà della procura generale nei confronti della prescrizione.
In ogni caso, la Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne del febbraio 2013.
Viene scritto così l’ultimo capitolo della vicenda risalente alla metà degli anni Duemila. All’epoca dei fatti, sul destino di Fiat ballava un prestito convertendo da 3 miliardi di euro contratto con otto banche all’inizio del decennio. Per tutta l’estate del 2005, la Borsa aveva scommesso su una possibile scalata alla Fiat, partendo dall’ipotesi che dopo la conversione gli Agnelli sarebbero scesi al 22% circa del capitale. In realtà, già a fine aprile, la famiglia si era messa in condizione di eliminare il rischio. In che modo? Acquistando da Merril Lynch le azioni Fiat per l’equity swap.
Quando la Consob a fine agosto chiese spiegazioni a Ifi e Ifil, le società risposero con un comunicato che diceva che non c’erano manovre in atto sul titolo ma anche che le finanziarie volevano mantenere il controllo su Fiat. Secondo Consob gli imputati non furono trasparenti a sufficienza e fu ingannato il mercato. La Commissione di controllo sulla Borsa condannò in via amministrativa Grande Stevens, Gabetti e Marrone. Quest’ultimo però, all’epoca direttore di Ifi, è stato assolto sia in primo grado che dalla Cassazione.
Proprio la mancata comunicazione al mercato è stata al centro di questo processo. Celebrato due volte. Il Tribunale di Torino, infatti, a fine 2010, aveva assolto i vertici di Ifil-Exor Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti con la formula «perché il fatto non sussiste». In particolare, i giudici del tribunale, tramite una super perizia appurarono che il comunicato non aveva effetto sui mercati e non aveva creato «un pericolo per l’andamento del prezzo del titolo Fiat».
Contro la sentenza fece ricorso la procura generale di Torino. E il 20 giugno 2012, la Cassazione ha stabilito che il processo si doveva rifare. A febbraio 2013, come ricordato, ci fu la condanna. Ma alla fine la Cassazione ha annulato la sentenza.

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