DOPO IL SANGUE DI CHARLIE BISOGNA GUARDARE AI DIRITTI NEGATI

di nicola di molfetta

Scontro di civiltà? Guerra di religione? Cosa c’è dietro i fatti che hanno sconvolto Parigi, l’Europa e il mondo intero a partire dal mercoledì di sangue nella redazione di Charlie Hebdo (nella foto, la copertina del numero di domani)? L’intervento di Guido Rossi, esimio giurista italiano, sulle pagine del Sole 24Ore di domenica 11 gennaio, apre una interessante prospettiva sulla questione. Il professore, noto avvocato d’affari, uomo d’immensa cultura, consulente di tante grandi corporation nazionali, punta il dito contro l’arretramento del diritto pubblico rispetto al privato.

«Gli Stati stessi» scrive Rossi, «da fonti del diritto sono diventati meri esecutori di una governance tanto generica quanto vaga. Fu già Hegel a rilevare che quando il diritto privato ha il completo sopravvento sul diritto pubblico e lo Stato arretra di fronte agli interessi dei privati, la decadenza dei sistemi politici minaccia le stesse basi della civiltà».

Il terrore e la cittadinanza che la sua logica perversa trova nell’animo di persone che in Paesi democratici, laici e fondati sui principi liberali dell’uguaglianza e della parità dei diritti, non si spiegano, però, con il presunto appannamento della cultura costituzionale a beneficio dell’affermazione del primato degli interessi privati contro quelli collettivi. Ricordo, anni fa, una discussione molto intensa con un grande penalista francese che, alla bouvette del Tribunale di Parigi, nelle stanze che ospitarono Maria Antonietta prima della ghigliottina, demolì con pochi esempi quella che era la mia convinzione dell’epoca ovvero che Parigi fosse un fulgido esempio d’integrazione sociale, razziale, etnica e religosa. Le auto nelle banlieu non avevano ancora cominciato a prendere fuoco. E lui mi raccontò di un suo cliente che, con il suo aiuto, aveva smascherato le politiche razziste di un noto locale cittadino candidandosi per un posto da cameriere prima con il suo vero nome (senza ricevere alcun riscontro) e poi con un nome francese (con chiamata per un colloquio pressoché immediata) presentando sempre le stesse credenziali e lo stesso curriculum. Un caso? Una eccezione? L’avvocato, mi sorrise e mi invitò a guardarmi intorno: «Quanta gente di colore o di origine nordafricana vede qui introno? E quanti tra quelli, le sembrano un avvocato?».

Ecco, il punto centrale non è il diritto. O non solo. Sono i diritti. Il loro rispetto e la loro garanzia per tutti. L’inclusività non deve e non può essere solo una dichiarazione di principio. Se all’inclusione non segue l’attuazione di politiche che davvero creano condizioni paritarie per tutti nella costruzione del proprio percorso sociale, allora ci sarà sempre un’ideologia (basata su un’idea suggestiva come la supremazia di una razza sulle altre, o sull’imposizione di una religione ecc.) che riuscirà a suggestionare chi vive nel ghetto, ai margini e sente di non avere alcuna chance di riscatto. «Il contesto politico nel quale questa sanguinosa battaglia», dice lo stesso Rossi, «ha avuto luogo suggerisce la strisciante esistenza di un conflitto mondiale, reso ancor più dirompente dalla globalizzazione economica, con le sue profonde disuguaglianze».

La Francia, nel 2014, si è piazzata al 12esimo posto nella classifica sull’inclusione sociale curata dalla fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung. L’Italia, a proposito, è risultata 28esima. Ecco perché alla soluzione non basta un intervento solo sul piano delle norme o sulla ridefinizione della gerarchia delle fonti del diritto. La politica deve fare i conti con un fatto tanto semplice da comprendere quanto difficile da applicare: l’affermazione di un diritto in linea di principio non può più prescindere dalla sua garanzia materiale.

La violenza che ha sconvolto il Paese che ha partorito la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino non può cercare altrove la risposta a questo sangue. Non certo nella paura evocata nell’ultimo romanzo ( “Sottomissione”) di Houellebecq. E questo vale anche per il resto del Vecchio Continente, che a furia di cullarlo, il diritto, rischia di farlo addormentare.

QUESTO ARTICOLO APRE IL NUOVO NUMERO DI MAG by LEGALCOMMUNITY.IT. CLICCA QUI E SCARICA GRATIS LA TUA COPIA

In questo numero

Agorà

  • GRANDE STEVENS, ANNO RECORD
  • PURI BRACCO LENZI, SPIN OFF ROMANO DA MICCINESI
  • SANTANGELO PORTA A ROMA GATTAI MINOLI AGOSTINELLI
  • RIOLO CALDERARO CRISOSTOMO CHIAMA GIROLETTI
  • LA DONNA PIÙ INFLUENTE DEL MONDO? UN’AVVOCATA SAUDITA
  • FOCUS SULLA DIVERSITY DA PARTE DELLE LAW FIRM EUROPEE
  • REDDITI, UN AVVOCATO SU DUE NON ARRIVA A 10.300 EURO
 
 
Barometro
IL BANKING CORRE IN METRO
Legance e Gianni Origoni Grippo Cappelli hanno mandato in porto il finanziamento della linea 4 della metro di Milano. L’operazione può essere simbolo della ripartenza delle attività di affidamento da parte delle banche dopo il credit crunch. 
 
 
Start-up legali
«L’INDIPENDENZA È UNA CONQUISTA»
Raggiunto l’assetto di base con l’arrivo dei nuovi soci, lo studio Giovannelli e Associati svela i tratti fondanti del suo approccio al mercato incentrato su consulenza corporate, raggio d’azione internazionale e struttura di costi sotto la soglia del 30%. Nel 2014, doppiato l’obiettivo di budget.
 
 
Bilanci
HOGAN LOVELLS, L’ASSISTENZA LEGALE DIVENTA UN PROGETTO
Lo studio compie 15 anni di attività in Italia, non cambia il suo posizionamento e insiste su una strategia fondata sull’assistenza multiservice e la ricerca di nuovi filoni di business da cavalcare. 
 
 
Contenziosi
SEAT PG, DALL’AZIONE DI RESPONSABILITÀ ALLA TRANSAZIONE
Gli avvocati degli ex amministratori del gruppo e di alcuni investitori istituzionali hanno proposto un accordo transattivo: 30 milioni per chiudere ogni controversia. Ma il danno stimato era di 2,3 miliardi. 
 
 
Professione
AVVOCATI ALLA PROVA DELLA TRASPARENZA
Dal primo gennaio i consigli degli ordini sono chiamati ad adeguarsi ai dettami della Legge Severino. I nuovi consiglieri dovranno rendere pubblici i patrimoni e le consulenze. 
 
Professione
MILANO, CORSA A 4 PER IL DOPO GIUGGIOLI
 
 
Cover story
CORSA AL BOARD
Per fidelizzare il cliente o per una questione di prestigio, sempre più legali accettano incarichi in cda aziendali: dalle grandi quotate alle Pmi fresche di Ipo. Al Ftse Mib sono 57 i professionisti distribuiti in 30 società. All’Aim 17 aziende hanno aperto le porte a 25 indipendenti “togati”. 
 
 
L’intervista
ECCO PERCHÈ VALE LA PENA DI CORRERE IL “RISCHIO”
Parla Elena Goos, partner della società di board advisory Covenant Partners. «Il lavoro in cda è molto formativo per il professionista che arricchisce lo studio con la sua maggiore esperienza».
 
 
L’esperto
DISTACCO INTERNAZIONALE, UNO STRUMENTO DI GESTIONE EFFICIENTE
di valeria morosini
 
 
Sotto la lente
LA GESTIONE TECNICO-LEGALE DEL CONTENZIOSO NEGLI APPALTI
di giovanni foti
 
 
by financecommunity.it
IMPRESE, COME DIFENDERSI DALLA SVALUTAZIONE DEL RUBLO
Il crollo del prezzo del petrolio e l’instabilità politica-economica hanno fatto perdere alla moneta russa oltre il 50% del suo valore. Il rischio default del Paese travolge anche le aziende italiane operanti sul territorio, che possono tutelarsi con clausole contrattuali e strumenti finanziari ad hoc. 
 
 
Il trend
AVVOCATO, MI SI SONO RISTRETTI GLI UFFICI
Gli studi legali rivedono l’organizzazione logistica. I metri quadrati per professionista passano da 30-35 a 20-25. «Questo non è solo legato alla necessità di ridurre i costi, ma anche alla volontà di migliorare l’interazione tra professionisti», dicono Marcello Panizzutti e Stefania Campagna di Cebre. 
 
 
Dietro le quinte
ECCO COME FUNZIONA LA GIURIA DEI LEGALCOMMUNITY AWARDS
Il presidente di Mopi, ha partecipato da osservatore, alla riunione che ha proclamato le eccellenze nell’Energy per il 2015. Ecco, senza veli, cosa ha visto. 
di stefano ferranti
 
 
Istruzioni per l’uso
PRO BONO MA ANCHE PRO BUSINESS 
di mario alberto catarozzo
 
 
Le Tavole della legge
NIENTE FRONZOLI ALL’ALTRO GRISSINO
di giacomo mazzanti
 
 
aaa cercasi
La rubrica Legal Recruitment by legalcommunity.it registra questa settimana 11 posizioni aperte, segnalate da 3 studi legali: De Matteis (nelle sedi di Roma e Firenze), Nctm (nelle sedi di Milano e Roma) e Russo De Rosa associati (nella sede milanese). I professionisti richiesti sono in totale 15 tra collaboratori (junior e senior), praticanti, neo-avvocati e neo-laureati.
Le practice di competenza comprendono diritto antitrust, lavoro, giudiziale, corporate m&a e tributario.

SHARE