DOLCE E GABBANA, ECCO I PENALISTI CHE HANNO CHIUSO LA PARTITA COL FISCO
Il fatto non sussiste per i due stilisti, Domenico Dolce e Stefano Gabbana e i loro professionisti. Lo ha stabilito la Cassazione che all'esito di una altalena di verdetti dal 2011 ha annullato senza rinvio la condanna in primo e secondo grado a 1 anno e 6 mesi degli stilisti difesi dagli avvocati Massimo Dinoia, Armando Simbari e Fortunato Taglioretti.
Annullata anche la condanna del commercialista Luciano Patelli nonché dei direttori generale e finanziario Cristina Ruella e Giuseppe Minoni assistiti dagli avvocati Giuseppe Bana (nella foto), Franco Coppi, Fabio Cagnola, Francesco Mucciarelli e Francesco Centonze.
Il procuratore generale di Cassazione Francesco Salzano aveva chiesto la conferma della condanna per gli stilisti, con però la riduzione della pena inflitta in appello per intervenuta prescrizione della contestazione che riguarda l'Iva per l'anno 2005. La Corte d'appello di Milano aveva condannato Dolce e Gabbana a un anno e sei mesi ciascuno per l'accusa di omessa dichiarazione dei redditi. È stata annullata con rinvio, invece, la sentenza nei confronti di Alfonso Dolce (difeso da Riccardo Olivo), fratello del creatore di moda e amministratore della Gado, la società al centro del procedimento. Per lui dovrà essere ricelebrato il processo in appello.
I giudici di Piazza Cavour hanno anche annullato le statuizioni civili, ovvero una provvisionale da 500mila euro da pagare all'agenzia delle Entrate, più il risarcimento del danno da liquidare in sede civile e le spese legali e di rappresentanza per 6mila euro.
«Eravamo certi!!! Siamo delle persone oneste!!! W l'Italia»: Questo il messaggio postato su Twitter da Stefano Gabbana a commento della assoluzione per lui e il socio Dolce.