Dla Piper e la questione romana

di nicola di molfetta

Dieci anni fa, Roma era un tema di dibattiti infiniti all’interno della comunità legale d’affari che si interrogava circa l’opportunità di mantenere o meno (anche) una presenza romana oltre a quella (imprescindibile) milanese, sul mercato italiano. La storia la conosciamo. E adesso sappiamo anche che la questione romana non si è mai chiusa del tutto. A dieci anni da quei giorni che videro molti (soprattutto law firm internazionali) lasciare la capitale per concentrare la propria attività nella city lombarda, assistiamo a una nuova ondata di aperture e investimenti da parte di chi nella città eterna ha deciso di aprire per la prima volta ovvero non se ne è mai andato. A quest’ultima categoria appartengono gli avvocati della sede italiana di Dla Piper. La law firm è presente a Roma dal 2004. In pratica  dall’anno successivo a quello del suo sbarco in Italia. «All’epoca – racconta Wolf Michael Kühne, managing partner di Dla Piper nel Paese – aprimmo a Roma con sette professionisti, due soci e due executive assistant, un budget di 700mila euro». Oggi le cose sono decisamente cambiate. Non solo Dla Piper è stabilmente posizionato come il più grande studio legale d’affari internazionale in Italia (con i suoi 123,6 milioni di fatturato nel 2023/2024, si veda il numero 216 di MAG) ma a Roma, dove oggi conta 96 professionisti, 20 soci e un fatturato di 49,5 milioni pari al 40% del totale italiano, ha deciso di continuare a puntare sulla costruzione della propria immagine di realtà istituzionale del panorama legale. L’iniziativa è immobiliare. Ma se è vero che gli spazi disegnano i comportamenti e raccontano le intenzioni, possiamo dire che il fatto che Dla Piper abbia deciso di traslocare da Via dei Due Macelli in Via Po, prendendo casa in un edificio brandizzato cielo-terra, rappresenti una conferma importante del ruolo che lo studio intende giocare sulla scena italiana: quello di protagonista “glocal”. «L’apertura della nuova sede avvia una ulteriore fase di crescita per il nostro studio, in particolare nella città di Roma – prosegue Kühne -. Il nostro obiettivo è rafforzare ulteriormente la nostra presenza sul territorio, diventando sempre più strategici per le istituzioni, e continuare ad avere un ruolo di primo piano nello sviluppo del settore legale a livello nazionale e internazionale. Siamo pronti a crescere per offrire servizi legali sempre più innovativi ai nostri clienti. In questo contesto, manteniamo una visione aperta e attenta a nuove opportunità di collaborazione con professionisti e partner qualificati, per favorire un’ulteriore espansione nel mercato legale».

La recente uscita di due soci (Francesco De Gennaro e Alessandro Lanzi, si veda la rubrica Agorà in questo numero di MAG) è stata archiviata come normale episodio nella routine dei cambi di poltrona che caratterizza il mercato, ma non ha spostato di un millimetro l’intenzione dello studio rispetto ai suoi obiettivi di posizionamento nella Capitale.

Dla Piper, Roma, vent’anni dopo: qual è la visione dello studio? Quali le opportunità che vedete sul territorio?
Credo che quello che stiamo facendo sia abbastanza lineare e lo dimostrano anche i numeri. Nel 2004 siamo partiti con due soci, sette professionisti, due executive assistant e un fatturato di 700.000 euro. Oggi, a Roma, siamo 20 soci, 96 professionisti, quindi complessivamente 116, e 28 persone di staff, con un fatturato di circa 49,5 milioni di euro.

Una crescita evidente…
Una crescita, peraltro, continua. Non è mai stata interrotta.

Neanche quando altri lasciavano la Capitale…
Esatto. Noi, all’epoca, abbiamo fatto la nostra scelta. Andando un po’ anche controcorrente. Ma avevamo e abbiamo una strategia molto chiara. Siamo lo studio internazionale più grande sul territorio italiano. E vogliamo essere anche una delle top firm del mercato italiano locale. Siamo veramente glocal sotto questo profilo. E quindi Roma è una presenza imprescindibile. A Roma ci sono le istituzioni e i grandi clienti appartenenti alla sfera pubblica. L’obiettivo dello studio che vent’anni fa iniziò da zero sul mercato italiano.

E a che punto siete con questo?
Direi che in qualche modo l’abbiamo raggiunto. Cominciamo a esserci, a essere percepiti come un’istituzione. Questa nuova sede a Roma serve a portarci al next level. Riflette questa filosofia. È come un vestito nuovo capace di esprimere la nostra personalità. È un palazzo del primo Novecento, ma dentro è super moderno. Dotato delle migliori tecnologie disponibili sul mercato. Ed è totalmente sostenibile.

E poi c’è quella vista sul Cupolone e Villa Borghese…
Hai ragione. Direi che siamo al limite della sindrome di Stendhal (ride, ndr). Ma battute a parte, per noi che abbiamo una estrazione internazionale, e per me che sono tedesco (e da un anno anche italiano, ndr), questo significa molto. Parafrasando i tifosi inglesi che nel 1996 hanno scritto l’inno Football is coming home in occasione degli europei ospitati dalla Gran Bretagna, dove lo sport fu inventato, mi viene da dire Law is coming home: Roma è la culla del diritto. Il posto dove tutto è cominciato e dove questo eterno ritorno ha un senso di storia importante.

Poi, Roma è la capitale, è la sede di tante istituzioni importanti, con cui vi confrontate, la sede delle autorità regolamentari, delle massime Corti e la casa della politica dove nascono le leggi. A tale proposito, avete anche annunciato ulteriori investimenti sull’attività di public affairs e relazioni istituzionali. Ne avete affidato la responsabilità a Giampiero Falasca (si veda il box). Questo è per esempio un altro degli aspetti, secondo me, distintivi del vostro approccio…
Assolutamente, è fondamentale. Giampiero Falasca è proprio la persona giusta, secondo me farà sicuramente bene. È importante essere capaci di avere un ruolo proattivo nel dialogo con le istituzioni. In occasione dell’inaugurazione dei nostri uffici a Roma, il sindaco Gualtieri ci ha onorato con la sua visita e durante l’incontro è venuto fuori chiaramente l’interesse di Roma all’attrazione di investimenti diretti dall’estero (Fdi). È chiaro che su questo fronte noi possiamo fare la nostra parte. Creare connessioni virtuose è uno dei compiti che uno studio come il nostro può e deve svolgere, a mio modo di vedere.

Immagino che questo valga anche al “contrario”. Penso al ruolo di ponte verso l’internazionalizzazione.
Certo. A Roma possiamo essere vicini a una serie di grandi clienti e grandi gruppi italiani con interessi internazionali. Portare la conoscenza e la competenza mondiale e internazionale direttamente attraverso l’ufficio di Roma a questi grandi clienti, vuol dire poterli aiutare nell’internazionalizzazione e accompagnare i loro investimenti all’estero. Abbiamo una double function, assistere i grandi gruppi italiani verso l’estero e essere un po’ la porta del mondo sulle istituzioni e le imprese italiane.

Ha parlato di tecnologia e sostenibilità che sono un po’ anche se vogliamo i due grandi temi dell’attualità, soprattutto in chiave di cambiamento del mercato e sua evoluzione. Ecco, su questi due fronti, attraverso la lente di questa nuova sede, ma diciamo in generale, Dla Piper, in Italia, come si sta muovendo?
Il mondo cambia e bisogna essere allineati. La nostra strategia ha sei pillars. Oltre all’alignment, tipico di uno studio legale internazionale, alcuni molto tradizionali: i clienti, le persone, la qualità. Altri riferiti a questi nuovi scenari: innovazione (che non si limita all’intelligenza artificiale) e sostenibilità. Sono temi nel focus internazionale, perché da un punto di vista strategico uno studio come il nostro deve essere capace di andare oltre rules and procedures e commodities. I nostri clienti se lo aspettano. Chiedono che lo studio sia innovativo. L’attività del programma Law& punta proprio a questo. Sotto il suo ombrello nascono progetti che valorizzano l’intelligenza artificiale, sviluppano prodotti e app per i clienti. È un’area fondamentale di cui, qui in Italia, si occupa il nostro socio IPT, Giulio Coraggio, assieme a tanti giovani che abbiamo coinvolto nel nostro progetto di reverse mentoring in Italia con il ruolo di ambassadors (Si veda il numero 205 di MAG).

Ne avevamo parlato l’ultima volta che ci siamo incontrati…
E funziona bene, devo dire. Abbiamo anche i Law& Innovation Agents, una comunità internazionale dove ci sono anche due rappresentanti italiani, Tommaso Ricci e Beatrice Marzi.E sul fronte sostenibilità?
Anche qui il coinvolgimento di nuove risorse è molto importante. A giugno 2023 è arrivata in studio Alice Villari che, tra le altre cose, si sta occupando di affiancare i vertici dello studio a elaborare una strategia complessiva per il mercato italiano, che valorizzi l’unicità della nostra offerta in ambito ESG. Poi ci sono i servizi ai clienti. Li aiutiamo nella redazione dei bilanci di sostenibilità, gestione dei rischi ambientali o sociali, oppure nella istituzione dei comitati ESG.

I clienti si confermano la bussola e il traino delle strategie di studio. Lato investimenti, ci sono aree di pratica su cui intendete puntare, su cui state lavorando?

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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