DLA PIPER ALLA GUERRA DELLE RASSEGNE STAMPA

Quasi sessanta editori sul piede di guerra (giudiziaria) contri i colossi delle rassegne stampa in Italia: Eco della Stampa e Data StamPa, due società che controllano quasi l'80% del giro d'affari del settore. Il terreno di scontro sarà il Tribunale di Milano. E a sostenere le ragioni di Promopress 2000 srl e le altre società editoriali ci saranno gli avvocati della sede italiana di Dla Piper: Roberto Valenti (in foto), partner, e Gianluigi Marino, associate, del dipartimento Intellectual Property and Technology. L'atto di citazione ha l'obiettivo di «inibire la prosecuzione delle condotte» messe sotto accusa; fissare una penale «non inferiore a 20mila euro per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione del provvedimento» e/o «euro 50 per ogni articolo riprodotto e/o comunicato al pubblico successivamente alla pubblicazione». Ovviamente all'origine dello scontro c'è il presunto utilizzo improprio o illegittimo dei contenuti pubblicati da altri giornali. A luglio 2012 gli editori avevano dato mandato a Promopress Srl per raccogliere i compensi dello sfruttamento dei diritti di riproduzione. Promopress, si legge nell'atto, i cui contenuti sono stati divulgati dal Sole 24Ore del 4 dicembre, «sta mettendo a punto licenze» per la pubblica amministrazione, enti no profit, università, biblioteche e «ha messo a disposizione dei costitutori di rassegne stampa la licenza Ars», con la quale si prevede che le società di media monitoring debbano versare, in base all'intesa, il 4% dei ricavi complessivi quest'anno, che saliranno al 6% nel 2014 e all'8% nel 2015. Dodici società hanno stipulato accordi di licenza. Per le altre due, «l'esame delle rassegne stampa» evidenzia un profilo di illecito «considerato che ciascuna delle rassegne contiene in piccolo la riproduzione integrale della pagina del giornale o rivista in cui l'articolo si inserisce». Fra le richieste c'è anche quella della condanna per «ciascuna delle convenute al risarcimento del danno, incluso quello non patrimoniale, in misura non inferiore a euro 2,5 milioni». Insomma, si tratta di una causa che potrebbe avere effetti dirompenti sul mercato, modificando o rendendo molto meno profittevole un business che ha sempre vissuto al fianco dell'attività editoriale e che per anni ne è stato promotore.

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