Diritto e tecnologia, il modello Cherry Legal

Cherry è l’ecosistema per la gestione del credito deteriorato ideato dal banchiere e imprenditore Giovanni Bossi: i lettori di MAG lo conosceranno sicuramente (ne abbiamo parlato sul n.142). È un progetto nato con idee chiare e che si è sviluppato velocemente: alla nascita di Cherry srl, società proprietaria della piattaforma Cherry Bit, che ha ideato algoritmi di IA per la valutazione del credito, nel settembre 2019, è seguita a stretto giro quella dell’intermediario finanziario Cherry 106 (ex Cassiopea npl).

Il trittico è stato completato nell’aprile 2020 da Cherry Legal: lo studio legale del network, costituito nella forma di Sta (società tra avvocati) e incaricato di gestire tutti i profili legali delle operazioni di recupero crediti. Una sfida sicuramente impegnativa, data l’anima fortemente tech delle soluzioni Cherry, e che richiede agli avvocati di fare un extra-mile nel campo dei big data e dell’intelligenza artificiale. A guidare i professionisti in questo compito c’è la senior partner e cofondatrice di Cherry Legal Renata Castellan, che MAG ha intervistato insieme a Luca Bonacina, co-founder e head of technology di Cherry srl, per capire come e fino a che punto la contaminazione tech-legal è funzionale al mondo del credito in sofferenza.

Partiamo dall’inizio. Di cosa vi occupate e come è cominciato per voi il progetto Cherry?
Renata Castellan: Sono un avvocato e mi sono sempre occupata della gestione di crediti problematici: precisamente dal 2005/2006, anni nei quali la nostra “specializzazione” era molto meno nota di oggi. Ho sempre collaborato esternamente con società specializzate in npl in ambito bancario, principalmente nella gestione stragiudiziale, ma anche usando la leva giudiziale per arrivare al recupero. Lavorando sono entrata in contatto con una figura nota nel settore come Giovanni Bossi, e la collaborazione si è evoluta nella condivisione di questo ambizioso progetto.

Luca Bonacina: Io vengo dal mondo della tecnologia: ho esperienza in varie iniziative ad alto contenuto tech e ho brevettato un paio di invenzioni in campo biomedico. Sul finire di luglio 2019 ho incontrato Giovanni Bossi e abbiamo condiviso che l’utilizzo spinto della tecnologia potesse fare un gran bene al mondo del credito in generale, e in particolare a quello del credito deteriorato data la necessità di elaborare masse di dati. Un passo dopo l’altro, grazie ad un team molto qualificato, abbiamo iniziato a costruire qualcosa che non esisteva e che, come tale, andava a presentare internamente ed esternamente un nuovo modo, molto più efficace ed efficiente, di lavorare in un settore che ha bisogno di essere sostenuto dalla tecnologia e che può essere rinnovato. Cherry Legal è diventata una bellissima realtà e io ho avuto modo di entrare nel mondo del credito deteriorato.

In che modo la tecnologia entra in contatto con il lavoro dell’avvocato?
LB: Gli ambiti sono due. Il primo è quello del sistema informativo: come le pratiche vengono elaborate e gestite, con quale interfaccia. Qui l’obiettivo è avere una piattaforma di lavoro il più possibile user-friendly e facile da gestire. L’altro riguarda il modo in cui i dati delle pratiche vengono trattati e analizzati, e qui entrano in gioco i concetti di IA, big data e machine learning

In che modo riuscite ad usare questi strumenti nel trattamento dei crediti?
LB: Unendo le competenze legali e tecnologiche riusciamo ad accorciare il time to market ed arrivare subito al punto. Abbiamo sviluppato algoritmi che permettono di analizzare in vario modo i portafogli di crediti che trattiamo, tenendo conto delle relative specificità (ad esempio, se si tratta di crediti secured o unsecured). Tutte cose che nel quotidiano fanno la differenza.

RC: L’obiettivo finale, ovviamente, è sempre il recupero del credito. Per farlo, oltre alle indispensabili competenze di natura giuridica in ambito di tutela legale e stragiudiziale del credito, serve la tecnologia: senza di essa, non saremmo capaci di operare in maniera così efficiente ed efficace. In Cherry Legal gestiamo portafogli di crediti radicati e di competenza di differenti tribunali dislocati su tutta Italia: grazie alla nostra infrastruttura tecnologica riusciamo a farlo in linea con le aspettative e le esigenze dei nostri clienti.

Nel vostro sito internet definite il vostro modus operandi come un “approccio analitico che sostituisce il concetto di media e di statistica”. Sembra una sorta di superamento della contrapposizione serialità-specificità, o meglio una capacità di usare i big data per migliorare l’approccio tailormade sulle singole posizioni creditorie…
LB: Sì. In realtà non si tratta di una vera contrapposizione, perché il dato granulare è alla base della statistica: se lo conosci bene allora la statistica ha un valore. Quindi il nostro focus è sempre prima sul singolo dato, e poi l’insieme di questi ci permette di capire velocemente come trattare i singoli crediti.

Quanto conta in questo contesto, per un avvocato, la capacità di contaminare le proprie competenze legali con la lingua degli algoritmi?

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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