Direttiva UCITS, oggi a Milano con K&L Gates

K&L Gates e SDA Bocconi organizzano a Milano il workshop “L’attuazione della Direttiva UCITS IV in Italia: forma o sostanza?”, che si svolgerà oggi alle ore 17.30.
Nonostante il significativo potenziale rappresentato dal risparmio privato in Italia, la crescita del settore dei fondi d’investimento è stata negativamente influenzata da vincoli regolamentari, incertezza normativa nell’ambito delle operazioni transfrontaliere e – spiega Pasquale Marini, Partner dello Studio K&L Gates – da un regime fiscale penalizzante rispetto a quello della maggior parte degli altri paesi europei. Negli ultimi anni il legislatore italiano ha dato avvio a una politica volta a ridurre questo svantaggio competitivo. L’attuazione della Direttiva “Direttiva UCITS IV” si è rivelata l’occasione per una riforma del settore dei fondi d’investimento che ha abbracciato anche temi non contemplati dalla stessa Direttiva, e tali novità avranno un impatto sul mercato italiano dei fondi di investimento.
La direttiva UCITS IV consente inoltre la costituzione di strutture master-feeder per fondi aperti armonizzati. Tale struttura, che non trovava riconoscimento nella precedente normativa italiana, può risultare uno strumento utile a garantire flessibilità e crescita del bacino della clientela oltre che efficienza gestionale consentendo per esempio a fondi di impiegare più dell’85% dei propri attivi in un altro fondo che opera in altro paese comunitario. Per questo aspetto, occorre sottolineare che la disciplina regolamentare della Banca d’Italia ha esteso queste norme comunitarie anche ai fondi non armonizzati, a condizione che il fondo feeder investa nella stessa asset class. In tale modo, i vantaggi di tali strutture sono estese anche ai fondi comuni non inclusi nell’ambito di applicazione della Direttiva, come i fondi chiusi.
Per dare una idea delle modifiche introdotte occorre ricordare che, sotto la vigenza del vecchio regime, solo una SGR costituita in Italia poteva gestire un fondo d’investimento nazionale. Di conseguenza, gli operatori esteri interessati ad accedere alla raccolta in Italia non avevano altra scelta se non acquisire una SGR italiana o collocare in Italia quote di fondi di diritto estero, segnala Giulio Sandrelli, Associate dello Studio K&L Gates. L’attuazione delle misure in esame amplia notevolmente il ventaglio di strumenti a disposizione degli operatori stranieri, che potranno costituire in Italia fondi di investimento armonizzati senza la necessità di stabilirsi nel nostro paese.
Si auspica che il nuovo regime possa sensibilmente ridurre le barriere all’entrata per l’ingresso di operatori esteri nel mercato del risparmio gestito italiano. I gestori italiani, dal canto loro, potranno espandersi in altri mercati europei.
La nuova normativa dovrebbe garantire le condizioni per il rimpatrio dei fondi lussemburghesi e irlandesi e consentire l’attuazione di strategie di internazionalizzazione per i fondi italiani, conclude Marini.
Al workshop interverranno in veste di relatori economisti, giuristi, operatori del risparmio gestito e rappresentanti delle autorità di vigilanza, che affronteranno le tematiche delle innovazioni e delle prospettive di business introdotte dalla riforma della disciplina dei fondi di investimento attuata quest’anno in Italia.

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