Dieci anni di Gattai Minoli Partners: storia di una rinascita

di nicola di molfetta

Gattai Minoli Partners taglia il traguardo dei suoi primi dieci anni di attività. Partiti in 20, alla fine del 2012, oggi i professionisti di questa organizzazione sono più di 170. Un’impressionante crescita per teste che si è tradotta anche in un’importante espansione del fatturato passato da 10 a 50 milioni di euro. Quella di Gattai Minoli Partners è una vicenda che ha il gusto dell’epopea. Perché è la storia di una caduta. Ma, soprattutto, è la storia di una rinascita da cui ha preso forma una di quelle che, oggi, possiamo certamente indicare tra le insegne di riferimento del settore. Non è accaduto spesso che una “start up legale” riuscisse nell’impresa. Forse, il precedente più noto è quello di Legance.

MAG ha pensato di chiedere al fondatore e managing partner dello studio, Bruno Gattai, quali saranno le prossime tappe di questo percorso.  «Ci sono varie idee – ha detto in questo colloquio -. Consideriamo diverse possibilità. Ma c’è anche una condizione imprescindibile». Quale?

Prima di arrivare alla risposta, però, bisogna ricordare come tutto è cominciato. Infatti, l’annuncio con cui il 20 dicembre 2012 Gattai assieme a un gruppo di una ventina di altri colleghi fa sapere della decisione di dar vita a una nuova boutique legale, non arriva dal nulla. Bensì, rappresenta l’ultimo atto di una vicenda che è cominciata all’inizio di quello stesso anno, quando la law firm americana Dewey & LeBoeuf resta imbrigliata nella crisi che la porterà al tracollo nel giro di pochi mesi. Un flop mondiale che le cronache dell’epoca raccontarono come la Lehman Brothers dei servizi legali.   

Si trattava di un colosso globale con oltre mille avvocati nel mondo e 26 uffici. In Italia, l’insegna contava su una squadra di circa 80 persone messa assieme da Gattai a partire dal 2003 (quand’ancora si chiamava Dewey Ballantine), dopo la sua uscita da Simmons & Simmons e una lunga carriera televisiva come cronista sportivo. Ancora oggi, la sua epica narrazione delle gesta di campioni dello sci come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni resta nei ricordi di migliaia di tifosi. 
Anche il 2012, per Gattai, comincia con un episodio legato allo sci. Una caduta che lo manda in ospedale. Ma che, alla fine, non sarebbe stata la notizia peggiore dell’anno.   La crisi finanziaria che travolge Dewey & Leboeuf dall’altra parte dell’oceano, infatti, produce un’onda lunga che travolge tutte le sedi della law firm nel mondo. Italia inclusa. Il fallimento americano chiede inizialmente ai soci di Milano e Roma una cifra monstre: 41 milioni di dollari.Gattai e il resto della squadra devono risolvere due problemi fondamentali. Chiudere, senza venirne fuori a pezzi, con gli americani. E capire cosa fare in Italia: da dove ripartire.
La prima questione viene smarcata grazie a una transazione che riduce a una frazione la cifra che gli avvocati italiani dovranno pagare al fallimento Usa. La seconda è meno semplice. Le alternative sono principalmente due. O si passa in gruppo in un altro studio. O si fonda da zero una nuova realtà.
Il gruppo, una ottantina di professionisti, cerca di restare unito e prova a unire le forze a un’altra insegna. A maggio, Dewey & Leboeuf finisce. Gattai e soci, invece, riescono a trovare una soluzione siglando un accordo per rilevare…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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