DI TANNO: «IL FUTURO, SECONDO ME»
Cosa essere o cosa non essere. Questo è il dilemma che molti studi legali specializzati in materia tax si trovano ad affrontare in questo momento. Il caso che più di tutti è sotto la lente, è quello di Di Tanno e Associati. La boutique fondata da Tommaso Di Tanno (con clienti del calibro di Vodafone, Beni Stabili e Fintecna) dopo aver chiuso il 2013 con ricavi in crescita del 2,1% a 14,5 milioni di euro, ha subito un importante spin off con l’uscita del socio Stefano Petrecca e di altri nove professionisti tutti passati nelle fila di Macchi Di Cellere Gangemi. Come raccontato da legalcommunity.it, dopo questo evento, per lo studio si è aperta una fase di riflessione importante con diversi scenari possibili per il futuro della boutique. Una riflessione ancora in corso e sulla quale Di Tanno, per il momento, preferisce non pronunciarsi.
Tuttavia, il professore, che Mag by legalcommunity.it ha incontrato nella sede di Milano dello studio, non si sottrae a un confronto sullo stato dell’arte in questa specifica area del mercato dei servizi legali. Un comparto in pieno rivolgimento, dove, sottolinea il professore, ormai gli spazi per le boutique sono ridotti al minimo. A sopravvivere saranno solo i numeri uno: «Ne resteranno al massimo dieci e non potranno avere dimensioni insignificanti».
Professore, aggregazione e organizzazione, la tendenza al consolidamento, che ha caratterizzato il mercato dei servizi legali comincia si sta imponendo anche ai fiscalisti. Come mai?
Questo processo è stato particolarmente violento nel settore legale perché la contrattualistica, l’M&A e il diritto societario sono più transnazionali. Certo, esiste il codice italiano, ma quando si scrivono i contratti, si segue una logica anglosassone. Legislazioni europee in materia societaria sono più coordinate e richiedono un intervento più omogeneo e standardizzato. E come tale, più adatto ad essere gestito attraverso grandi squadre che producono grossi volumi di carta, ma replicabili.
L’attività tributaria è diversa?
Decisamente sì. La parte tributaria da un lato è più domestica e dall’altro più individuale e quindi non facilmente replicabile. Quindi nel legale la spinta all’aggregazione è naturalmente più facile. Nel fiscale questa spinta è decisamente più tenue.
Eppure qualcosa sta cambiando…
Anche fra fiscalisti le aggregazioni cominciano a diventare più frequenti.
In realtà quello a cui si assiste oggi sono le integrazioni in studi multidisciplinari…
Per un lungo periodo di tempo, i fiscalisti erano presenti nelle società di revisione, perché la parte fiscale era vista come se una parte della certificazione. Questo ha portato i fiscalisti a entrare anzitutto nelle società di revisione.
E poi ci sono gli studi di fiscalisti.
Lo studio Pirola, in un certo senso, è il simbolo di questo. Ciò che è stato per un lungo periodo di tempo il tax department di una grande società di revisione, poi ha sentito la necessità di diventare autonomo e dare vita a una sorta di tertium genus.
Ma qual è il canale attraverso cui arriva il lavoro?
Per un certo periodo di tempo il canale sono state le società di revisione. Ora, l’area attraverso cui arriva il lavoro anche di natura fiscale è più spostato verso gli studi legali. Questo è testimoniato dal fatto che numerosi studi legali si sono dotati di un tax department.
Tax department che sono diventati, in alcuni casi, tra i dipartimenti più importanti degli studi, almeno dal punto di vista della capacità di produrre fatturato…
Il tax department nasce come dipartimento di servizio, un dipartimento di accompagnamento delle attività legali. Ogni volta che si stipula un contratto c’è una problematica fiscale da sistemare. Ma quando si affronta un’operazione di M&A e quando l’oggetto della transazione è un complesso produttivo (un azienda per esempio) la parte fiscale diventa di assoluto rilievo.
Quindi?
Questa è la ragione per cui da un lato gli studi legali cercano di rafforzare i propri tax department che, dall’altro lato, assumono un peso specifico proprio, ben diverso dalla mera funzione di supporto al contratto. In questi casi il team di tax arriva a guidare l’operazione, ovvero a strutturarla e a svolgere un ruolo di pari dignità rispetto a quello dei team di avvocati. I tax department sono cresciuti sia nella capacità di generare profitti sia in quella di indurre clientela.
In cosa si è tradotto tutto questo in termini di mercato?
Nella riduzione dello spazio per il tertium genus, che sta a metà strada tra società di revisione e grande studio legale, ovvero gli studi di fiscalisti. Ha visto assottigliata la propria prospettiva.
In che senso?
Da un lato noi avremo delle boutique che per rimanere tali dovranno diventare forti e solide. Dall’altro lato, però, lo spazio per queste si assottiglia. Soprattutto nel settore intermedio. Quindi noi avremo delle boutique forti sulle operazioni importanti, lì dove c’è bisogno del numero uno, dell’apporto del fiscalista di valore assoluto.
Cosa comporta?
Che coloro che vorranno continuare a operare sul mercato come boutique dovranno mettersi in testa che o saranno i primi della classe o non avranno più spazio.
Un settore per pochi? (…)
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