Daverio: «Il decreto dignità rischia di rallentare la crescita del Paese»
A un mese di distanza dall’introduzione del Decreto Dignità è tempo di bilanci sui cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro e sulle previsioni di quale potrà essere l’impatto delle riforme sullo sviluppo dell’occupazione. Se ne è discusso a Milano, durante il Convegno promosso dall’ODCEC. Tra i partecipanti Fabrizio Daverio, socio fondatore dello studio legale Daverio & Florio, specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale.
«Nella Costituzione italiana – dichiara Daverio – il termine dignità ha un significato preciso e viene utilizzato per qualificare il diritto di chi lavora a trovarsi nella condizione di poter assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e, appunto, dignitosa. È tutto da verificare che la stretta sul lavoro a termine e sulla somministrazione vada in questa direzione. Interventi troppo restrittivi rischiano di rallentare la crescita che, a prezzo di grandi sacrifici economici per tutti, l’Italia ha potuto registrare proprio in questi ultimissimi anni. E soprattutto l’intervento legislativo pare caratterizzato da complessità e incertezze interpretative, che sono di per sé di pregiudizio allo sviluppo».
Con il decreto “dignità” è stata modificata sia la disciplina del contratto di lavoro a termine, sia quella della somministrazione, sia la disciplina del licenziamento.
«Si tratta di modifiche di grande rilevanza – prosegue Daverio – che, combinandosi ad una recentissima sentenza della Corte costituzionale, vengono a modificare in profondità la disciplina del Jobs Act, che aveva consentito una crescita dell’occupazione, soprattutto giovanile, dettando un regime evoluto dei rapporti di lavoro».