Danovi: «Portiamo a Milano il Tribunale dei brevetti Ue»

di nicola di molfetta

 

Effetto Brexit? Milano ci riprova. Obiettivo: ospitare una sezione del Tribunale unificato dei Brevetti. A guidare l’impresa è l’Ordine degli Avvocati guidato dal presidente Remo Danovi (nella foto) che a MAG spiega perché il capoluogo lombardo ha tutte le carte in regola per farcela. L’incubo Ema? Bisogna lasciarselo alle spalle. Ma la politica e il Governo in primis, devono impegnarsi per portare a casa il risultato.

Presidente Danovi, l’Ordine degli Avvocati di Milano ha deliberato per cercare di portare qui una sezione del Tribunale unificato dei Brevetti: perché Milano sarebbe una sede ideale?
Milano è già indicata come sede “locale” del Tribunale unificato dei brevetti, e la sua competenza è già parzialmente coincidente con quella assegnata a Londra, quale sede centrale specializzata per i brevetti farmaceutici, chimici, per la cura della persona e per la metallurgia.È del tutto ragionevole immaginare che, se venisse meno la scelta di Londra come una delle tre sedi centrali (insieme a Parigi, sede per così dire principale; e a Monaco, altra sede centrale specializzata come Londra, ma in materie diverse) Milano sarebbe la naturale candidata a sostituirla.

Con che “curriculum” ci presentiamo?
Milano ha una profonda esperienza in materia di brevetti, una sezione specializzata in materia di imprese con magistrati di grande competenza sulla proprietà industriale, basti ricordare l’attuale presidente della Corte d’appello, Marina Tavassi che, tra l’altro, ha direttamente partecipato alla redazione delle regole processuali per le nuove corti brevettuali.

E poi?
A Milano si registra la grande maggioranza dei brevetti, che danno all’Italia la quarta posizione a livello europeo. Qui operano grandi e piccoli studi legali specializzati in proprietà intellettuale e ha sede l’ordine dei consulenti in proprietà intellettuale, in gran parte anche avvocati (è uno dei pochi casi in cui è consentita l’iscrizione a entrambi gli ordini). Qui hanno sede le consociate italiane delle imprese multinazionali, in Lombardia e nelle regioni limitrofe operano i maggiori centri di ricerca delle imprese private e delle università, con particolare riguardo alla farmaceutica e alla chimica.

Come è nata la decisione di portare avanti questa campagna da parte dell’Ordine?
Da tempo la nostra Crint, la Commissione per i rapporti internazionali dell’Ordine degli avvocati di Milano, stava preparando il convegno internazionale sul nuovo sistema giurisdizionale unificato dei brevetti, sostanzialmente coincidente con l’Unione europea anche se tecnicamente si tratta di un Accordo fra stati, un trattato multilaterale.

E cosa è scattato?
Con il presidente della Commissione, il collega Mario Dusi, abbiamo rilevato l’anomalia degli effetti disallineati della Brexit: il trasferimento da Londra dell’Ema, in quanto Agenzia dell’Unione europea europea, avviene automaticamente ed è deciso prima ancora che la Brexit giunga al capolinea. Invece il Tribunale unificato resterebbe estraneo a questi effetti. Ma quel trattato multilaterale, sottoscritto nel 2013, ben prima che il premier inglese David Cameron, nel 2015, promettesse il referendum consultivo sulla Brexit poi svolto nel 2016, vincola il Tribunale unificato ad allinearsi al diritto europeo e alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea; e, al contrario di molti trattati europei simili, non consente successivi ingressi di paesi che non facciano parte della Ue.

Quindi potrebbe essere un passaggio obbligato…
Non ci sarà un obbligo giuridico esplicito al trasferimento del Tribunale dei brevetti, ma certamente sarebbe una grave anomalia, tecnica e giuridica, mantenerlo a Londra. Da qui è nata la delibera del Consiglio dell’Ordine, poi annunciata il giorno successivo, durante il convegno.

Quali carte possiamo giocare?

 

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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