Csm, le giuriste che avremmo voluto tra i laici

Legalcommunity, dopo che l’ultima elezione ha visto nominati solo uomini, ha chiesto a un gruppo di sue autorevoli referenti di indicare i nomi di professioniste che a parer loro avrebbero potuto ricoprire il ruolo. Ecco chi ci hanno indicato

 

La scorsa settimana, l’elezione parlamentare dei componenti laici del Consiglio superiore della magistratura è stata sancita dalla nomina di otto componenti che si sono aggiunti ai sedici togati scelti dai magistrati. Tra gli otto laici, però, non è passata inosservata l’assenza delle donne.

I commenti e le reazioni non si sono fatte attendere. Le costituzionaliste dell’AIC, martedì scorso, hanno scritto ai presidenti di Camera (Roberto Fico) e Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati) per stigmatizzare una «decisione, adottata in aperta violazione dell’art. 51 dellaCostituzione, che assicura a uomini e donne il diritto di accedere in condizioni di uguaglianza agli uffici pubblici e che, a tal fine, affida alla Repubblica il compito di adottare appositi provvedimenti»(a questo link trovate la lettera delle costituzionaliste).

LUISA TORCHIA

In particolare, riguardo ai componenti laici del Csm, la Costituzione prevede che essi possano essere eletti «dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio». Si tratta di un criterio talmente vasto e che include un numero talmente ampio di professionisti che appare paradossale che tra tutti gli eleggibili non vi fosse nemmeno una donna. Un dato reso ancora più curioso se si considera che questo è il Parlamento con più donne di sempre.

Sul punto, ASLAWomen, interpellata da Legalcommunity.it ha ravvisato «nella nomina da parte del Parlamento di soli uomini quali componenti laici del Csm una profonda discriminazione nei confronti dell’avvocatura femminile, che da anni esprime figure di grandissima levatura».

Per questo ci è sembrato interessante chiedere alle nostre più autorevoli referenti di farci dei nomi.

Chi avrebbero visto loro tra i componenti laici del nuovo Csm?
Abbiamo raccolto una serie di nomi che vi proponiamo, consapevoli che non si tratta delle uniche donne che avrebbero potuto ricoprire questo ruolo ma solo di una rappresentanza della vasta popolazione di giuriste di alto livello che il Paese ha a propria disposizione e che dovrebbe cercare di valorizzare.

PAOLA SEVERINO

Tra i nomi più ricorrenti quelli di Luisa Torchia, Paola Severino e Maria Alessandra Sandulli. Per tutte loro, curricula vastissimi che danno chiaramente la misura della qualità dei loro profili. La professoressa Torchia, allieva di Sabino Cassese e Massimo Severo Giannini, è ordinaria di diritto amministrativo a Roma 3 ed è considerata una giurista di grande capacità tecnica. Ha ricoperto il ruolo di Consigliere giuridico del Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi nel Governo Prodi I e nel Governo Prodi II, nonché di Consigliere giuridico del Ministro per la funzione pubblica Franco Bassanini nel Governo D’Alema II e nel Governo Amato II. È stata inoltre consigliere di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, membro della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche e ha anche presieduto l’Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione.

MARIA ALESSANDRA SANDULLI

Paola Severino, penalista tra le più autorevoli del Paese, ex ministro della Giustizia nel Governo Monti, da ottobre 2016 a giugno 2018 è stata rettore della LUISS (di cui ora è vice presidente con delega alla promozione delle relazioni internazionali) e già nel 2002 il suo nome fu fatto per ricoprire il ruolo di Vice presidente del Csm (candidatura alla quale fu ella stessa a rinunciare).
Maria Alessandra Sandulli, invece, è un’amministrativista. Avvocata e docente universitaria (anche lei come Torchia, a Roma 3) ha ricoperto il ruolo di membro di numerose commissioni di studio ministeriali tra cui quella che ha redatto il Codice del processo amministrativo. Nel 2014 il suo nome fu fatto tra le candidate a una poltrona di giudice costituzionale.

STEFANIA BARIATTI

Stessa cosa che successe a Stefania Bariatti, anche lei tra le più segnalate dalle lettrici di Legalcommunity.it. Bariatti, oggi presidente di MPS, è of counsel di Chiomenti, uno dei più grandi e autorevoli studi legali d’affari italiani, professore ordinario di diritto internazionale alla facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano.
In effetti, sono molte le accademiche che ci sono state segnalate.
La costituzionalista Marilisa D’Amico, sempre della Statale milanese; la penalista e docente della Cattolica, Marta Bertolino; la pro-rettrice dello stesso ateneo, Antonella Sciarrone Alibrandi, ordinario di diritto bancario e dei mercati finanziari nella Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative; così come Livia Salvini, ordinario di diritto tributario alla LUISS; Barbara Pezzini, prorettrice delegata dell’università di Bergamo dove insegna diritto Costituzionale; e Maria Elena Gennusa, costituzionalista dell’ateneo di Pavia autrice di diversi saggi su parità dei sessi e rappresentanza politica.

FERNANDA CONTRI

In molte hanno fatto il nome di Fernanda Contri icona delle giuriste italiane, prima donna nominata giudice costituzionale (nel 1996 dal presidente Oscar Luigi Scalfaro) nella storia repubblicana e già, in passato, consigliere del Csm.
E ovviamente non mancano le avvocate: diverse le segnalazioni ricevute dalle amministrativiste Simona Viola e Antonella Anselmo o dalla giuslavorista Giulietta Bergamaschi appena diventata managing partner della boutique specialistica Lexellent.

ANTONELLA SCIARRONE

I nomi che abbiamo riportato in questo articolo non sono gli unici che si sarebbero potuti prendere in considerazione per il Csm. Anzi rappresentano una piccolissima porzione dell’intellighenzia giuridica femminile che questo Paese, a parere nostro, dovrebbe cominciare a “sfruttare” di più nell’interesse di tutti.

Questi nomi e tutti quelli che in questo contesto non abbiamo potuto fare ma che certamente avrebbero avuto titolo e merito per esserci, dimostrano quanto, ancora oggi, le donne debbano battersi più degli uomini per vedersi riconoscere la loro competenza e il loro valore in questo Paese.

Una battaglia che vedrà sempre Legalcommunity al loro fianco.

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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