Crescono gli stipendi dei legali in house: il report
La conferenza che apre l’ultimo giorno di Inhousecommunity Days 2022 è tra le più affollate della manifestazione e, per certi versi, quella più attesa: si parla di soldi! O meglio, “Retribuzioni e benchmark esteri”, il titolo ufficiale scelto per la tavola rotonda. L’occasione è la presentazione del rapporto annuale di Taylor Root: “Italy in-house legal market report and salary guide”.
La premessa della survey: nel 2021 il Pil italiano è cresciuto del 6,5% e, per stare al passo con un’economia in crescita, le aziende hanno avuto bisogno di assumere. Questo include il reclutamento di avvocati. Ciò, stando ai dati di Taylor Root, ha portato a un drastico (“dramatic”) aumento degli stipendi dei giovani avvocati (figura 1). Questo, segnala sempre il rapporto, dopo che gli stipendi sono rimasti abbastanza stagnanti per un certo numero di anni, anche prima dell’inizio della pandemia.

La tabella riassuntiva, proiettata nel corso della Tavola rotonda, ha ravvivato l’attenzione della platea romana che assisteva alla presentazione di Nicoletta Ravidà (director, head of Southern Europe di Taylor Root). Il salario per un in-house counsel con 2-3 anni di esperienza è compreso in un range tra 40mila e 45mila euro. Crescendo con l’anzianità lavorativa, si arriva fino ai 120-130mila euro di chi ha 12-13 anni di esperienza. Le paghe per le figure a capo di una sussidiaria o di un singolo dipartimento arrivano fino a 150mila euro, mentre quelle dei general counsel, sempre secondo quanto raccolto da Taylor Root, superano i 500mila euro.
Ed è proprio a partire da questi dati che MAG ha chiesto a Nicoletta Ravidà un commento del rapporto.
Le cifre degli stipendi che ritroviamo nella survey hanno destato un po’ di sorpresa nel pubblico. Come si interpreta questo dato?
Ci tengo sempre a precisare che si tratta di una media e che il mercato italiano dei legali interni è talmente frammentato e variegato che bisogna sempre leggere i dati con molta attenzione. Inoltre, la figura del legale interno non è uguale in tutte le aziende. Infine, sono dati che vengono prevalentemente da società multinazionali strutturate, di conseguenza, rispecchiano prevalente il mercato romano e milanese.
C’è stata una scossa dopo la stabilità degli anni scorsi…
Se si pensa che gli stipendi sono stati pressoché fermi per gli ultimi 10-15 anni forse la survey desta meno stupore. Inoltre, l’aumento più rilevante si nota nelle fasce più junior. Gli stipendi sono cresciuti grazie a una offerta di lavoro più rigida. Appena dopo il primo lock down siamo entrati in un mercato del lavoro in pieno boom – soprattutto nelle fasce più junior – questo ha fatto aumentare gli stipendi.
Nel rapporto si parla di un mercato “candidate driven”. Cosa significa e che segnale è?
È un mercato in cui è il candidato che detta le sue regole e le sue preferenze. Il potenziale datore di lavoro cercherà di adattarsi nel limite del possibile. È un segnale che il mercato del lavoro è dinamico, con tante opportunità in cui, a parità di condizioni di ricerca, ci sono meno candidati: l’offerta di lavoro è leggermente in flessione.
Quali sono le priorità dei candidati e come si interpretano?
Le priorità sono: lo smart working, un aumento di stipendio, una progressione di carriera e un buon bilanciamento vita lavoro. Le priorità che dettano il mercato del lavoro in questo momento sono indicative del fatto che si presta meno attenzione al contenuto della professione che si va a ricoprire; è come se investire sulla propria professionalità, sull’apprendimento e sulla carriera fosse diventato secondario. Ci auguriamo che questo sia solo un fattore passeggero e che tra qualche anno lo avremo gi dimenticato.

Come possono rispondere le aziende?
Le aziende stanno rispondendo…
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