Così nasce lo standard Chiomenti
Chiomenti? Non serve più la dicitura studio legale. Il blasone più prestigioso dell’avvocatura d’affari italiana diventa un simbolo che si identifica per tutti con la professione legale senza bisogno di specificarlo. Ma quella appena ratificata dai soci non è solo un’operazione d’immagine. La quarta generazione di professionisti che anima questa organizzazione, su impulso di tutti i soci, ha svolto una vera e propria operazione di autocoscienza finalizzata a comprendere in profondità l’identità dell’istituzione di cui fa parte e ad incarnarne i valori e gli obiettivi. A inizio novembre, tutti e trecento i professionisti dello studio si sono ritrovati a Sciacca, in Sicilia, per raccontarsi.
Una narrazione interpretata, in particolare, da tre grandi protagonisti della storia di Chiomenti: Carlo Chiomenti, che ha guidato lo studio nei primi anni 80, dopo il ritiro del fondatore Pasquale, Michele Carpinelli, socio protagonista degli ultimi trent’anni di attività dello studio e Carlo Croff socio di riferimento che ha iniziato a guidare lo studio nel 2009, hanno spiegato, ciascuno riportando la propria esperienza e le proprie riflessioni, cosa significhi essere parte di questa istituzione che nel 2018 taglierà il traguardo dei 70 anni di attività sulla scena italiana.
Chiomenti, così, si riscopre come una realtà densa di significati e di storia. Ma questo è il punto d’arrivo di un processo di costruzione di sé durato oltre un anno e mezzo e partito con la riorganizzazione della governance.
Una riforma che ha visto l’introduzione, con l’investitura dei soci, della figura del managing partner che affianca il socio di riferimento, incarico ricoperto per il triennio in corso da Filippo Modulo. «All’inizio di questo mandato», racconta a MAG l’avvocato, «con Carlo Croff (socio di riferimento, ndr) abbiamo condotto una profonda riflessione su quale dovesse essere la visione dello studio per il prossimo futuro e su cosa servisse per realizzarla». Un’analisi condivisa con i soci gestori (Paolo Giacometti, Massimiliano Nitti, Stefano Mazzotti, Alessandro Portolano e Gregorio Consoli) e per la prima volta tradotta in strategia anche grazie all’ausilio di consulenti esterni. L’obiettivo di questa strategia? «Confermarci al vertice dell’elite di questo mercato anche nel futuro». E per perseguirlo, lo studio ha scelto come bussola una serie di valori in cui ogni professionista che ne fa parte si riconosce e che sono stati messi al centro di un vero e proprio Manifesto: integrità, competenza, indipendenza, riservatezza e dedizione.
Sul piano delle azioni “pratiche”, invece, Chiomenti punta al perseguimento dell’eccellenza professionale diffusa e al gioco di squadra. Il profilo e la preparazione di ogni professionista in forza allo studio deve e dovrà sempre più rispondere a precisi parametri qualitativi in cui il mercato dovrà sempre più identificare lo standard Chiomenti.
Il simbolo di questa svolta (il logo direbbero gli esperti di marketing) è una chiave che ha come impugnatura la “C” iniziale del nome dello studio per raccontarsi come l’organizzazione che può essere chiave di volta per la soluzione di una controversia o il perfezionamento di un’operazione; chiave di lettura per la comprensione più efficace del panorama normativo e punto di contatto con le persone chiave all’interno della business community. Ma la scelta della chiave, come immagine capace di evocare l’identità dello studio, è legata anche all’impegno internazionale dello studio, sempre più forte anche grazie alle relazioni con gli studi dello European network. E alla necessità che il nome di questa organizzazione sia pronunciato correttamente ricordando a tutti gli stakeholder stranieri che key è anche il mondo in cui si legge il la sillaba “Chi” all’inizio della parola Chiomenti.
Avvocato Modulo, è anche per questa attenzione ai vostri interlocutori stranieri che avete deciso di eliminare la dicitura “studio legale” dalla vostra insegna?
?I motivi sono due. Il primo è che nessuno studio internazionale associa al suo nome la dicitura law firm. E quindi per noi che siamo e vogliamo essere percepiti come un player internazionale, l’aggiunta di “studio legale” dopo il nome non era più necessaria.
E il secondo motivo?
È che oggi, quando si dice Chiomenti, sia in Italia sia all’estero, si sa che si sta parlando dello studio legale. Abbiamo quindi portato il nome alla sua essenza identificativa dello studio istituzionale per eccellenza italiano.
Chiomenti, in questo modo, diventa un vero e proprio marchio…
o era già da tempo nei fatti, ma la cosa non era ancora completamente metabolizzata da parte nostra. Ma quello che abbiamo fatto non è stato un mero esercizio di restyling visivo. La nostra nuova identità è il frutto di un esercizio di analisi strutturato.
Da dove siete partiti?
Dalla considerazione del nostro posizionamento e da una riflessione approfondita sull’evoluzione in corso nel mercato. A questa analisi, come ovvio, sono seguite delle scelte.
La prima?
Anzitutto abbiamo confermato la volontà di essere e restare uno studio di fascia alta. Il che significa essere un punto di riferimento per le operazioni straordinarie, i grandi contenziosi e le questioni complesse. È questo il nostro Dna. E per riuscirci dobbiamo investire su ciò che ci distingue maggiormente.
Ovvero?
Ci sono tanti studi con eccellenti professionisti sul mercato. Ma sono pochissimi gli studi in grado di offrire un’assistenza qualitativamente eccellente in maniera così omogenea. Ancora una volta, questo implica delle scelte.
Di che tipo?
Anzitutto in termini di politiche di assunzione, di valutazione dei processi di crescita dei collaboratori, di analisi della performance dei soci e di indicazioni strategiche.
Come cambia la selezione delle risorse?
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