CORSA A TRE PER LA GIUSTIZIA
Dalla vicepresidenza del Csm a via Arenula. Il nome di Michele Vietti (nella foto), nel toto ministri del primo governo di Matteo Renzi, scattato subito dopo le dimissioni di Enrico Letta, è quello su cui ci sono state meno speculazioni. L’unica alternativa al dopo Cancellieri per il ministero della Giustizia sarebbe quella di Livia Pomodoro presidente del tribunale di Milano. C'è, però, anche chi fa il nome di Domenico Manzione (sottosegretario agli Interni dell’esecutivo uscente).
Sembrano, invece, definitivamente tramontate le ipotesi circolate su Ugo De Siervo e Giovanni Maria Flick.
Con Vietti come guardasigilli cosa possono aspettarsi gli avvocati sul fronte della politica forense? Difficile pensare a una gestione di rottura rispetto ai precedenti mandati svolti da Annamaria Cancellieri e Paola Severino.
Per esempio, in merito alla revisione della geografia giudiziaria, Vietti ha sempre sostenuto la necessità dell’intervento e ha dichiarato «inimmaginabile» tornare indietro. Mentre sulla mediazione obbligatoria ha dichiarato: «Deve essere vista dagli avvocati come una opportunità e non come un ostacolo alla loro professione».