CONCORRENZA INTERNAZIONALE, MENTRE ALPA E DE TILLA DISCUTONO NEL BUNKER
di Aldo Scaringella
Si è riunita la Conferenza Nazionale dell'Avvocatura organizzata dall'OUA di Maurizio De Tilla. Lunghi discorsi, caldi dibattiti e due anime, quella dell'organizzatore, appunto Maurizio De Tilla, che vorrebbe “armarsi” fino ai denti per inseguire quella controriforma, per tanto tempo cercata, dopo il Bersani del 2006 e mai trovata e quella del presidente del CNF Guido Alpa, di per sè più pacato, ma allo stesso tempo impegnato quanto De Tilla in una battaglia di retroguardia sul mercato legale e di presidio di quel vecchio mondo forense, che senza guardare al mercato e all'Europa, ancora si illude di poter dire la sua. Persino il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tutto mirato sulla giustizia e sul suo funzionamento e dunque sull'importanza che anche l'avvocatura e una sua riforma possa avere sul sistema giudiziario italiano viene preso dai suddetti due capi della controriforma come un assist a loro vantaggio. Ignorando che uno dei veri problemi della giustizia, non l'unico certamente, è quella zavorra di azzeccagarbugli che anche quando non è necessario, pur di poter portare a casa qualche euro, portano il cliente in tribunale, aumentando il numero delle cause civili, intasando i tribunali e facendo, questo si, un grave danno al sistema Italia, sia in termini di godimento dei diritti dei cittadini, sia in termini economici non facilitando l'ingresso di imprese straniere in un paese in cui fra i tanti problemi c'è anche quello di un sistema giudiziario non sempre efficiente. Gli stessi che potrebbero rappresentare anche un problema per il fisco e quindi per l'interesse generale, perchè non vincolati da una clientela consumer ad emettere fatture o ricevute. Fuori c'è un mondo invece fatto di più Europa, di politiche economiche e fiscali comuni, di possibili armonizzazioni dei sistemi giuridici nazionali in un unico sistema europeo. Il futuro non è quindi nel piccolo orticello De Tilliano o Alpiano, ma in uno scenario molto più ampio, in cui il mercato legale italiano, sicuramente cambierà, dovendo fare i conti con una minore richiesta di servizi legali internamente, con una maggiore richiesta anche dall'estero, e con una concorrenza sempre più agguerrita.
Sempre più importante in questo scenario diventa la capacità strategica degli studi legali italiani di sapersi posizionare in Italia e all'estero con razionalità e consapevolezza piena dei propri mezzi. L'invito, come unico ideatore dell'editoria legale italiana, oltre che come più anziano osservatore esterno di questo mercato, è quello di scegliere attentamente il proprio posizionamento, le proprie dimensioni e i propri ambiti di pratica in Italia e all'estero, facendo operazioni serie e mirate su industry o mercati sui quali si può vantare un valore aggiunto riconoscibile rispetto ai concorrenti. Aprire in Cina come ha fatto Chiomenti per primo, prendendo avvocati locali, è un'idea splendida, ma deve essere razionalizzata e accompagnata da criteri di management non autoreferenziali per scongiurare possibili bagni di sangue e inseguire risultati positivi. Andare in Germania prima, in nord Africa poi senza aver chiaro se si vogliono accompagnare clienti italiani all'estero, o si vuol fare concorrenza ai tedeschi in Germania, come sembrerebbe fare CBA, non solo non aiuta a raggiungere gli obiettivi, ma contribuisce a rendere più profonde quelle eventuali fratture che sempre possono essere presenti negli studi, e che non è detto che ci siano, ma che per quanto si possa percepire dall'esterno, forse non sono totalmente assenti. Adesso aspettiamo di capire come gli altri “internazionalizzatori”, da NCTM a Gianni Origoni Grippo Cappelli e Partners, per restare fra i grandi studi milanesi, o la nuova boutique dell'ex DLA Piper Aldo Calza o altre esperienze che partono dalla provincia italiana, come quella di Michele Andreano sull'Etiopia, possano condurre e con quali risultati le loro nuove avventure. Restiamo intanto in attesa di qualche grande studio che provi ad aprirsi sul Brasile per esempio, che rispetto a noi italiani ha sicuramente più affinità culturali che la Cina, e con uno stile di vita più divertente. E di vedere come i vari spin off se la caveranno in Italia. Nel frattempo lasciamo De Tilla, Alpa e i loro seguaci a litigare sul nulla nel bunker. Con un vantaggio: quello di avere meno avvocati ad affollare i tribunali.