Commercialisti. Miani: serve revisione della spesa
“In questi anni, i commercialisti italiani hanno saputo più volte anticipare i temi del dibattito socio-economico del Paese, indicando assai più per tempo della stessa classe politica problemi e possibili soluzioni. Un esempio è stato quello della insostenibilità di una spesa pubblica cresciuta a dismisura negli anni passati e della necessità di pervenire ad un pareggio di bilancio che consentisse di bloccare la vera e propria emorragia di deficit e di conseguente stratificazione del debito.
Era il 2009 quando questi messaggi furono lanciati in modo chiaro, numeri alla mano.
Dal 2011 in avanti, e più ancora dal 2012, queste considerazioni sono divenute, seppur tardivamente, patrimonio culturale comune di tutti i principali attori della vita politica del Paese e la necessità di procedere alla “revisione della spesa” è divenuta chiara a tutti o quasi.
Poiché però ciò che maggiormente conta, nelle dinamiche sociali e politiche di una comunità, è il valore dell’esempio, è tempo che i commercialisti diano essi per prima ampia prova della loro capacità di applicare i criteri della spending review anzitutto a casa propria.
L’attuale bilancio e sottostante struttura organizzativa del Consiglio nazionale della Categoria offrono significativi spazi di manovra.
Vanno ridotti gli oneri derivanti dai rimborsi spese dei consiglieri nazionali e dei collaboratori contrattualizzati.
Vanno contenute le contribuzioni alle spese connesse all’organizzazione di congressi ed eventi.
Va definitivamente abbandonato il cartaceo per il giornale, a favore dell’online.
Va adeguatamente sfoltita la compagine delle società partecipate, a cominciare da quella che sino allo scorso anno svolgeva l’attività di tenuta del registro dei revisori legali e che, secondo quanto reso noto da una recente comunicazione inviata a tutti gli Ordini d’Italia, taluni vorrebbero invece mantenere operativa per offrire non meglio precisate consulenze connesse alle pratiche di iscrizione ad un registro che è ormai tenuto dal Ministero dell’Economia, per il tramite di una sua partecipata cui spettano ora anche i relativi contributi degli iscritti al registro.
Fare queste cose, senza tentennamenti nell’an e nel quantum, consentirà ai commercialisti italiani di rendere più efficiente la spesa “a casa propria”, reperire maggiori risorse per gli Ordini locali e aumentare ulteriormente la loro credibilità di opportuni e necessari “censori” di un bilancio dello Stato che deve smagrire parecchio sul lato della spesa, per consentire un pari dimagrimento su quello delle entrate e agevolare così la ripartenza di un’economia altrimenti destinata ad un avvitamento recessivo crescente”. Lo ha dichiarato Massimo Miani (in foto), candidato alla Presidenza del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili per la lista “Vivere la professione”.