CMS, un nuovo managing partner per l’area tax
Il 2025 si è aperto con due importanti novità per CMS in Italia. La prima è stata la nomina di Giovanni B. Calì (nella foto) quale nuovo managing partner per l’area tax dello studio (il managing partner dell’area legal è, come noto, l’avvocato Pietro Cavasola). La seconda, invece, è stata un importante ingresso che è andato a rafforzare ed accrescere ulteriormente la nutrita compagine di fiscalisti di questa organizzazione. Ci riferiamo all’arrivo di Francesco delli Falconi, e del suo team, provenienti dallo studio Scgt. Si è trattato di un ingresso di rilievo soprattutto per il suo portato strategico. Delli Falconi, infatti, apporta specifiche competenze in materia di fiscalità del lavoro e dei profili di diritto tributario riservati alle persone fisiche.
Questo arrivo è quasi coinciso con la nomina di Calì al ruolo di managing partner tax dello studio. Calì, che ha ricevuto il testimone da Giuseppe Ascoli, è un professionista cresciuto all’interno dello studio. È entrato nel 1990 e nel 1994 è diventato partner dello studio. Il professionista è anche presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Roma. Si occupa, fra le altre cose, degli aspetti civilistici e fiscali delle operazioni societarie straordinarie e delle compravendite di partecipazioni e aziende; si occupa anche di transfer pricing, prevenzione e risoluzione dei relativi conflitti (advance pricing agreements e mutual agreement procedures), e fiscalità internazionale.
MAG lo ha incontrato per parlare delle novità.
Dottor Calì, lei all’inizio dell’anno ha assunto la carica di managing partner tax di Cms: si tratta di un passaggio esemplificativo della transizione generazionale dell’organizzazione. Come è maturata la sua nomina?
Si è trattato di un normale avvicendamento. Le responsabilità gestionali assorbono molto tempo e quindi è normale passare la palla dopo un periodo più o meno lungo. Peraltro, ci siamo dati nuove regole in base alle quali ogni due anni si rivedono i ruoli di ciascuno per cui la tempistica degli avvicendamenti è ora anche più serrata di un tempo.
Perché proprio lei questa volta?
Forse la risposta la dovrebbe chiedere ai miei soci. Ma credo che sia dovuto soprattutto al fatto che io appartengo ad una generazione di mezzo, tra i professionisti più giovani e quelli meno giovani, e quindi ci si aspetta che io possa riuscire a fare sintesi tra le diverse istanze dei vari professionisti dello studio.
La prima mossa dell’area tax dopo la sua nomina è stata il lateral hire di delli Falconi: come si inserisce questo ingresso nella vostra struttura?
Dal punto di vista strategico l’arrivo di Francesco e del suo team rafforza la practice fiscale dello studio in un’area, quella della fiscalità del lavoro in senso lato, che è sinergica alle altre aree di specializzazione del dipartimento fiscale del nostro studio, prevalentemente focalizzato sul supporto fiscale alle imprese. Peraltro, Francesco delli Falconi ha una grande competenza ed esperienza in merito alle implicazioni fiscali del welfare aziendale e della mobilità internazionale dei lavoratori. Il primo è un tema di grande attualità su cui Francesco potrà supportare egregiamente la clientela dello studio. Il secondo è un tema imprescindibile per uno studio come il nostro che, da sempre, si occupa di diritto tributario internazionale e fa parte di uno dei più grandi network internazionali di studi legali.
Oggi com’è strutturata l’area tax dello studio? Quanti soci, e collaboratori, conta e come sono distribuiti in termini di aree di competenza?
Il dipartimento è composto da 42 professionisti, di cui 14 soci. Tutti i professionisti si occupano prevalentemente di fiscalità delle imprese perché la clientela è in massima parte costituita da società appartenenti a gruppi multinazionali. Esistono dei team tax specializzati per materia (contenzioso e pre-contenzioso, transfer pricing, IVA, operazioni straordinarie, redditi da lavoro) e dei team tax specializzati per industry (energy, insurance, pharma, real estate, automotive) ma in genere evitiamo di operare all’interno di compartimenti stagni perché l’interazione fra competenze ed esperienze diverse fa crescere i professionisti e crea valore aggiunto per i clienti.
CMS è uno degli studi che da più tempo ha scelto di operare sul mercato della consulenza corporate e finance offrendo un range di servizi tanto legali quanto fiscali. Questa scelta resta talmente valida che oggi tutti gli studi d’affari coprono quest’area: cosa la rende fondamentale?
Le imprese che operano in Italia sanno di avere un socio importante che non risulta da una visura camerale ma si vede chiaramente in fondo al conto economico: lo Stato. Qualsiasi loro decisone di business ne deve tenere conto e, pertanto, non può essere presa prescindendo dalle implicazioni fiscali. Avere un dipartimento fiscale in house costituisce quindi per uno studio legale una leva importante per supportare la clientela nel modo più efficace (dal punto di vista della qualità delle consulenze rese) e più efficiente (dal punto di vista dei tempi e dei modi con cui il cliente interagisce con i consulenti esterni).
E poi?
Avere un dipartimento fiscale in house costituisce inoltre per uno studio legale un’occasione di cross selling e quindi di sviluppo del business. Infine, può anche avere una valenza protettiva nella misura in cui sia in grado di impedire ad altri service provider di avvicinare la clientela dello studio.Tutte queste motivazioni stanno inducendo gli studi d’affari ad aprire dipartimenti fiscali. Noi lo abbiamo fatto 25 anni fa.
Quali sono le prospettive future del settore? Quali saranno le attività trainanti?
Noi crediamo che le prospettive siano rosee perché le questioni tributarie sono sempre più complesse, soprattutto nell’ambito della fiscalità delle imprese, e la loro più opportuna gestione necessita di supporti specialistici che le imprese non possono avere all’interno e devono quindi necessariamente reperire all’esterno. Peraltro, la compliance fiscale è sempre più percepita come un fattore ESG e ciò induce le aziende ad investire risorse per mitigare il rischio di commissione di violazioni fiscali. Di ciò è consapevole anche il Legislatore che è intervenuto a più riprese e da diverse angolazioni (con le modifiche normative in materia di adeguati assetti, di responsabilità delle società per gli illeciti dei propri esponenti apicali, di regime dell’adempimento collaborativo e di Tax Control Framework opzionale).
Dopo l’ingresso di delli Falconi dobbiamo aspettarci altre mosse?
Il nostro studio sta sul mercato e ciò significa guardarsi sempre intorno, confrontarsi con i competitor e cogliere le opportunità che dovessero presentarsi. Quindi la risposta è positiva anche se ciò non significa che stiamo per annunciare nuovi ingressi. Del resto, noi ci teniamo a che la crescita dello studio sia armoniosa e ciò implica crescere anche dall’interno, promuovendo i giovani, e non solo mediante laterl hiring. Ciò implica inoltre fare molta attenzione alla compatibilità di chi arriva dall’esterno con il resto dei professionisti dello studio. Compatibilità non solo dal punto di vista tecnico, cioè delle specializzazioni, ma anche comportamentale e della visione della professione e del mercato.
Come si è chiuso in termini di fatturato il 2024 per lo studio? E per l’area Tax?
Posso dire che prosegue il trend di crescita del volume d’affari per lo studio in generale e per il dipartimento fiscale in particolare, che non è certo una crescita a doppia cifra ma è comunque positiva in termini reali e che il peso del dipartimento fiscale all’interno dello studio si attesta intorno al 25%, percentuale senz’altro significativa per una singola practice. Il budget 2025 è ancora in crescita?
Anche per il 2025 confermiamo un budget in crescita in termini di volume di affari e siamo fiduciosi di raggiungere l’obiettivo prefissato.
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