Cms, il fatturato sale del 12,9%

Il 2018 si è chiuso ancora con un fatturato in crescita. Cms, in Italia, ha archiviato l’anno con ricavi che si sono attestati a 20,1 milioni, in aumento del 12,9% rispetto all’anno precedente.

Un risultato che conferma il buon andamento dello studio in Italia e che dopo la stagione dei lateral (si veda il numero 86 di MAG) ha visto lo studio guidato dall’avvocato Pietro Cavasola e dal dottotr Giuseppe Ascoli consolidare il posizionamento raggiunto.

«La crescita riguarda sia Roma che Milano – dice a MAG il managing partner Cavasola –. Il passaggio che si è verificato negli ultimi tempi in maniera importante è stato riuscire a trasmettere ai clienti locali il concetto che siamo uno studio italiano che può rendere servizi all’estero».

Uno studio italiano, perché italiani sono i professionisti che lo compongono nella Penisola, ma un’insegna internazionale che, tra l’altro, negli ultimi tempi ha raggiunto dimensioni imponenti dopo l’integrazione sotto l’insegna Cms delle law firm britanniche Olswang e Nabarro da cui, nel 2017, è scaturita una realtà con 5mila avvocati e un migliaio di partner che muovono complessivamente un giro d’affari di 2 miliardi di euro. «La fusione – riprende Cavasola – ha rafforzato l’importanza della sede inglese facendo acquisire a Cms UK la capacità di generare lavoro anche in aree dove la law firm era meno radicata come l’assistenza ai fondi, il real estate e il settore delle tecnologie».

Quanto alle sinergie con gli affari di casa nostra, «l’elemento di svolta – sostiene Cavasola – consiste nella progressiva affermazione del nostro ruolo internazionale. La nostra presenza all’estero non è un semplice network. La nostra capacità di azione in altre giurisdizioni non è legata solo ai buoni rapporti con studi amici, bensì è diretta conseguenza della presenza diretta dello studio in più di 40 Paesi nel mondo con una settantina di uffici».

Lo studio ha recentemente rafforzato la sua presenza in Sud America (Perù, Cile, Colombia), oltre che in Africa. «Si tratta di Paesi importanti – sottolinea Cavasola – anche per l’Italia visto che ci sono molte delle nostre grandi aziende (si pensi al settore energy) che sono attive in quelle aree e lì hanno molti interessi». Adesso, inoltre, lo studio sta «valutando un’espansione anche nei Paesi Scandinavi e in Africa».

L’espansione in generale e quella geografica nello specifico diventa in questo modo un asset per lo studio e una leva competitiva anche in Italia. «C’è un maggiore riconoscimento sul mercato italiano del fatto che…

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