Chiomenti, lo studio si declina al futuro
Settantacinque anni dalla fondazione. Trenta dallo sbarco a Londra e venti da quello a New York dov’è, ancora oggi, una delle insegne legali italiane più conosciute. Il 2023 è un anno particolarmente significativo per Chiomenti. E la tentazione di guardare al passato, alla storia che ha condotto sin qui gli oltre 400 professionisti dello studio e i suoi 60 soci, si fa sentire. Tuttavia, MAG ha deciso di incontrare Filippo Modulo e Gregorio Consoli, i managing partner della law firm italiana, per parlare di futuro, argomento che, in questa stagione di profondi cambiamenti di mercato, è sembrato decisamente più interessante anche perché parlare di futuro vuol dire parlare di persone.
Qui, tra le novità più recenti, il doppio lateral messo a segno sul fronte Energy & Infrastructure, a inizio anno, con l’arrivo di Mario Roli ed Elena Busson da BonelliErede, assieme a un team di sette persone (tra cui l’of counsel Livia Cocca). Ma non cambia l’approccio dello studio alla crescita interna, come confermano Modulo e Consoli: «Manterremo la nostra attitudine a un numero limitato di lateral selettivi perché siamo e intendiamo restare uno studio in cui la crescita interna è fondamentale». Gli stessi managing partner, del resto, sono un “prodotto” di questa filosofia essendo arrivati nelle stanze di Chiomenti, rispettivamente, 26 e 21 anni fa, quando erano ancora all’inizio del loro percorso professionale.

Il ragionamento strategico è facilmente intuibile: se lo studio ha interesse a coprire un settore o un’area di mercato in tempi rapidi e con un posizionamento di leadership, ha bisogno di trovare velocemente chi se ne occuperà («un campione o una campionessa»), e non può che andare sul mercato. Questa è la ratio, per fare ancora degli esempi, che ha guidato l’arrivo di Giacomo Rojas Elgueta,of counsel a cui è stata affidata la responsabilità dello sviluppo dell’area degli arbitrati internazionali; così come quello di Marliena Hyeraci e Pierluigi Perri, che si sono uniti alla squadra, sempre come of counsel, per accrescere il presidio sul versante cybersecurity e data protection.
Altrimenti, l’organizzazione ha tutto l’interesse a investire su profili giovani da formare «secondo il metodo Chiomenti, facendoli diventare parte di un’organizzazione che è costantemente impegnata nella ricerca di talenti». Il futuro è una cosa seria. E se il piano strategico che Modulo e Consoli hanno messo nero su bianco, collaborando con i consulenti di McKinsey, è stato battezzato “To the Future”, una ragione ci sarà. Che non è una frase fatta, ma una constatazione che deriva dall’analisi della composizione della partnership dello studio. «Quando nel 2021 abbiamo lavorato al piano strategico – racconta Modulo – fra le cose che abbiamo evidenziato è che circa la metà dei soci attuali, tra dieci anni, non sarà più nella partnership per mere ragioni anagrafiche e, quindi, andrà utilmente sostituita secondo criteri di coerenza e qualità funzionali al mantenimento della leadership». Lo statuto di Chiomenti, infatti, fissa a 65 anni l’età massima per la permanenza nell’associazione dei suoi professionisti. Si tratta di una regola ferrea che, ad oggi, è stata derogata solo in tre casi, riguardanti profili di riferimento per la storia dell’organizzazione, professionisti del calibro di Michele Carpinelli, Francesco Ago e Carlo Croff.
Dunque, poter alimentare in maniera costante e coerente il posizionamento dello studio è un’esigenza a cui si può rispondere solo facendo sì che l’organizzazione abbia un bacino interno di professionisti adeguato e una elevata capacità di attrazione sul mercato.
Ogni anno, lo studio apre le porte a circa 40-50 nuovi professionisti che si avvicendano con un numero più o meno uguale di avvocati che, dopo aver condiviso un pezzo di strada assieme ai colleghi di Chiomenti, decidono di proseguire altrove o su altri fronti (aziende, istituzioni, ecc.) le loro carriere. «È un processo di scambio e arricchimento continuo – dice Consoli –, paragonabile al fenomeno delle acque carsiche che attraversano la roccia, scavano grotte e, hanno reso lo studio quello che è, lasciando e prendendo qualcosa nell’arco del loro passaggio».

Oggi, su circa 430 professionisti, Chiomenti ha solo 15 professionisti sopra i 55 anni di età; 67 professionisti con meno di 26 anni e oltre 330 professionisti con meno di 40 anni. Per cui, questo studio, che ha 75 anni di età, in realtà è uno studio molto giovane. È uno studio che «poggia su radici solide – aggiunge Modulo – e conta su un numero molto importante di soci tra i 40 e 50 anni d’età, che sono considerati punto di riferimento di mercato»: una sorta di polizza sul mantenimento del posizionamento acquisito.
Una declinazione del tema “persone” all’interno del piano To the Future di Chiomenti, riguarda il concetto di collaborazione interna. «È un altro pilastro fondamentale – dice Consoli a MAG –. Noi avevamo la sensazione che, in un mondo legale che si va trasformando e in cui non si ha più il singolo professionista che fa tutto o la singola star solitaria, per assistere i clienti sulle operazioni più complesse ci fosse bisogno di mettere assieme più eccellenze, più campioni, e lo studio dovesse essere in grado di mettere a disposizione dei clienti una serie di professionisti con competenze diverse, capaci di interagire tra di loro». È stato un lavoro che ha richiesto numerosi interventi che hanno riguardato i meccanismi di remunerazione così come le metriche di valutazione. «Ma in questi tre anni, questo lavoro ha “liberato” molto valore e tanti clienti se ne sono accorti e lo hanno profondamente apprezzato».

Consoli lo chiama «modello multistar»: «Non vogliamo uno studio in cui ci siano solo una o due persone di spicco, ma vogliamo uno studio con tanti professionisti che possano essere considerati star dal mercato nei loro rispettivi settori. E su questo stiamo investendo anche organizzandoci in maniera strutturale al nostro interno, mettendo a disposizione dei professionisti tutto quello che a loro può servire per emergere». Gestione del lavoro, allocazione del lavoro e promozione dei professionisti all’esterno, sono tutte attività che di conseguenza vengono fatte guardando alle competenze dei professionisti. «Il nostro è un business di persone e competenze». Lo studio è uscito dalla logica della suddivisione in dipartimenti legati alle diverse aree del diritto senza passare semplicemente a una riorganizzazione per industry. Piuttosto, ha deciso di percorrere una terza via. «Abbiamo assegnato i professionisti a practice area caratterizzate da un focus su un certo tipo di prodotto legale, su una specifica area di diritto o su un’industry. Inoltre, possiamo avere professionisti che sono assegnati a più practice area. Sarebbe riduttivo dire che un certo professionista fa solo public m&a, quando magari quello stesso professionista fa anche private m&a e anche energy. Questo, secondo noi, facilita le attività di sviluppo e realizzazione del lavoro». Questi atomi, in cui si suddivide il rapporto con i clienti, sono poi stati raggruppati in tre macro-dipartimenti: transaction, advisory e litigation. Se questo è ciò che definisce il metodo Chiomenti, oggi, l’osservazione del mercato e delle sue esigenze è ciò che ne caratterizza la strategia. «Abbiamo analizzato i…
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