Chiomenti: Blockchain, Cryptocurrency, Artificial Intelligence, and the Impact of Innovation on Society
di Salvo Arena*
Il 21 di marzo la sede di Bloomberg a New York ha ospitato il primo Simposio organizzato congiuntamente dalla Harvard Alumni Association e dalla Harvard Law School Association.
Ideato e organizzato dall’avvocato Salvo Arena (nella foto), socio responsabile della sede di New York dello studio Chiomenti, con il supporto dell’avvocato Chris Mann, socio dello studio americano Sullivan & Cromwell, l’evento ha ricevuto il sostegno di partner di altissimo livello come Bloomberg, Chiomenti, Sullivan & Cromwell e TIAA.
Di fronte a oltre 300 alumni della Harvard community, diciotto speakers hanno approfondito con straordinaria conoscenza e capacità temi di grande interesse ed attualità quali la blockchain e la cryptocurrency, l’artifical intelligence, e più in generale l’impatto dell’innovation sulla società.
In particolare nel panel dedicato alla blockchain e alla cryptocurrency, Emily Goodman Binick, vice president & senior counsel di American Express, Joe Osnoss, managing director di Silver Lake, Fredrick Voss, vice-president del Nasdaq, Steven Piekin, membro della SEC, Sadia Halim, head della CIB Americas Innovation a BNP Paribas e Caitlin Long, si sono soffermati su come sia essenziale contemperare l’esigenza di tutela dei consumatori al fine di prevenire facili frodi e la necessità di evitare di arrestare il processo di sviluppo e di espansione della blockchain, che allo stato attuale rappresenta già negli Stati Uniti un mercato di oltre 240 miliardi di dollari.
Un’esigenza questa che ha già destato l’interesse di tutte le grandi società americane, e in particolare i colossi finanziari e bancari, che stanno dedicando risorse allo studio delle varie applicazioni della blockchain proprio al fine di prevenire un isolamento tecnologico che avrebbe inevitabilmente un forte impatto economico sulle loro società.
Dopo alcuni mesi in cui si è assistito ad un numero irragionevole di ICOs, spinti da una euforia ingiustificata e dal cosiddetto FOMO (fear of missing opportunity), adesso l’attenzione dei fondi e dei venture capital è più rivolta alle start-up che sviluppano applicazioni utilizzando la blockchain.
Secondo il professore Marco Iansiti, della Harvard Business School, «Blockchain is not a disruptive technology, which can attach a traditional business model with a lower-cost solution and overtake incumbent firms quickly… Blockchain is a foundational technology: It has the potential to create new foundations for our economic and social systems…. No matter what the context, there is a strong possibility that blockchain will affect your business. The very big question is when».
Durante il simposio si è anche ampiamente parlato di artificial intelligence, e in particolare di come negli ultimi anni si sia verificata una drastica accelerazione delle capacità di apprendimento dei computer. Tra gli speakers, anche due co-founders di due start-ups che applicano ai al settore legale.
L’artificial intelligence utilizza i computer per svolgere il lavoro di due diligence su miglia di contratti con un grado di precisione estremamente elevato e con una apparente riduzione dei costi. Indubbiamente la domanda più ricorrente nell’ambito del simposio è stata quella relativa all’impatto sulla forza lavoro che la ai può e potrà avere in futuro. Nonostante le preoccupazioni siano elevate, la posizione degli speakers è stata incoraggiante in quanto hanno affermato che l’artificial intelligence determinerà un cambiamento in alcune professioni ma non una radicale eliminazione.
*socio responsabile della sede di New York dello studio Chiomenti