CHE CI FANNO TUTTI QUESTI FISCALISTI IN UN DEAL DI M&A?
L'acquisizione della catena canadese di ristoranti coffee and doughnut, Tim Hortons, da parte del colosso americano Burger King ha guadagnato le prime pagine dei giornali finanziari di tutto il mondo non solo per la cifra messa sul vassoio dai compratori: 11,4 miliardi di dollari (due volte quello che la prossima cessione di quote Eni ed Enel dovrebbe portare nelle casse dello Stato italiano).
A mettere sotto i riflettori l'operazione è stata la logica fiscale che ha guidato l'intera operazione. Infatti, tra gli effetti di questa acquisizione è previsto il trasferimento della sede legale e fiscale di Burger King in Canada dove vige un sistema tributario meno "affliggente" rispetto a quello degli Stati Uniti. Oltreoceano, con la prontezza di spirito di sempre, hanno già trovato una bella definizione per indicare questa tipologia di operazioni: tax inversion.
Non stupisce allora che nell'esercito di advisor legali che hanno lavorato al deal ci sia un drappello di fiscalisti persino superiore al numero di partner corporate. Burger King, infatti, si è fatto assistere da tre studi legali: Kirkland & Ellis, Davies Ward Phillips & Vineberg e Paul Weiss Rifkind Wharton & Garrison. Il primo ha messo sull'operazione due soci tax (Dean Shulman e Mike Carew), il secondo uno (Raj Juneja) e il terzo è stato coinvolto appositamente per seguire tutti i profili tax dell'operazione con un team di cui facevano parte il tax partner Jeffrey Samuels, la counsel Alyssa Wolpin e l'associate Robert Killip.
E in Italia? Anche senza l'etichetta di tax inversion, ci sono già state operazioni che hanno avuto effetti simili. Qualcuno ricorda dove si trova la sede fiscale di Fca?