Cartone ondulato, parte la class action per le aziende danneggiate dal cartello
Lo studio legale Trevisan & Cuonzo e l’avvocato Nicolò Manzini sono partner di Unilegion, società specializzata nell’organizzazione di azioni legali collettive, nella class action relativa al cartello sul cartone ondulato, dapprima accertata dall’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) tramite un’istruttoria conclusasi nel luglio 2019; e successivamente confermata da Tar e Consiglio di Stato a inizio 2023.
È infatti partita la class action a tutela delle aziende italiane che hanno acquistato cartone ondulato nel periodo tra il 2004 e il 2017, per cui si profila ora la possibilità di ottenere un rimborso del prezzo maggiorato pagato a causa dell’intesa illegale.
“L’importo del sovrapprezzo pagato varia a seconda dei casi, ma è stimabile tra il 10 e il 20% o più del prezzo di acquisto corrisposto per i prodotti oggetto del cartello” spiega Luisa Capitanio, country manager per l’Italia di Unilegion. “Inoltre, quando si scopre come in questo caso che il cartello si è protratto per un lungo periodo di tempo, vanno aggiunti gli interessi maturati, la rivalutazione monetaria e il mancato profitto (lucro cessante) che può arrivare fino al +50% del danno originario. A titolo esemplificativo, quindi, un’azienda che abbia acquistato scatole di cartone per un volume di 500mila euro all’anno per 14 anni (dal 2004 al 2017), per un totale di 7 milioni di euro, pagando un sovrapprezzo indicativo del 15% potrebbe anche ricevere fino a 1,5 milioni di euro di risarcimento, o più».
Le aziende attive nel settore agroalimentare sono quelle più colpite dal cartello; ma anche il settore non-food, che rappresenta circa il 40% del mercato di sbocco del cartone ondulato, è rimasto danneggiato. Ma i cartelli di grande rilevanza tendono a influenzare tutto il mercato, che si adatta inevitabilmente al rialzo dei prezzi. “È un fenomeno – continua Luisa Capitanio – che viene comunemente chiamato effetto ombrello e che ha conseguenze di vasta portata sull’intera economia. I prezzi volontariamente gonfiati, infatti, si traducono in un aumento dei costi per le imprese e soffocano l’innovazione e la crescita. Pertanto, ci aspettiamo che non solo le aziende che hanno acquistato direttamente dai membri del cartello, ma anche quelle che hanno acquistato da non membri (costretti a loro volta ad aumentare i prezzi sulla scia dei cartelli) possano chiedere il risarcimento ai cartellisti”.
Nella foto: Vittorio Cerulli Irelli, partner di Trevisan & Cuonzo, e Luisa Capitanio, country manager Italia di Unilegion.