Cappelli Rccd: «La nostra unione si basa su un modello umanistico»
Vi capita mai di associare una canzone a un momento della vostra vita? Quando l’8 settembre 2020 Legalcommunity batteva per primo la notizia dell’arrivo di Roberto Cappelli e del suo team in Rccd, nella redazione girava una “traccia” che ha fatto storia: Come together, brano d’apertura di uno dei più iconici album dei Beatles, Abbey Road. Un caso? Certo, ci mancherebbe.
Poi per curiosità uno presta attenzione alle parole. E scopre che quella che risuona è una vera e propria incitazione a riunirsi attorno a delle idee, a una visione o magari un’utopia.
Così, come per incanto, tutto torna. Si lega. E prende forma in una sorta di cerchio perfetto. Perché quella che è cominciata lo scorso 8 settembre, non è solo un’altra storia di avvocati. Ma la vicenda di un gruppo di professionisti che prima di riunirsi per dar vita a un progetto di business si è ritrovato attorno a un’idea ben precisa di professione. «Una sorta utopia», dice Cappelli a MAG.
In che senso? Beh, come nel libello cinquecentesco di Tommaso Moro, l’Utopia a cui fa riferimento l’avvocato è un luogo. Anche se non si tratta di un luogo fisico, ma della memoria. Un posto in cui tutti e cinque i soci fondatori di questo studio, “novelli Fab Five” (giusto per giocare ancora con la suggestione beatlesiana) hanno condiviso una parte importante della loro carriera e a cui, in un certo senso, hanno deciso di fare ritorno.
Per capire di cosa si parla, e uscire di metafora, bisogna tornare indietro di circa venticinque anni. Ai tempi in cui Roberto Cappelli, Silvio Riolo, Paolo Calderaro, Michele Crisostomo e Alberto del Din attraversarono tutti (chi più, chi meno a lungo) le stanze dell’allora studio Grimaldi.
Oggi lo studio conta 85 professionisti. E nel 2021? «Cresceremo ancora»
«Questo è sicuramente l’inizio di un capitolo nuovo. Ma anche di una fase che si sviluppa in continuità con la precedente – ovvero con quella che è cominciata nel 2009 con la costituzione dello studio – e con quella ancora antecedente che ci aveva visto tutti e cinque nelle fila di Grimaldi», osserva Calderaro. «Per certi versi è la prosecuzione di un’idea e di un approccio alla professione che abbiamo condiviso già all’epoca».
Ma in cosa consiste questa «idea» che, in un certo senso, somiglia a un’utopia? Lo spiega Cappelli: «Vogliamo realizzare un’entità in cui non esistano feudi o parrocchie. Vogliamo realizzare un posto in cui tutti i soci effettivamente lavorino insieme condividendo clienti, esperienza professionale e team. Uno studio che non abbia competizione interna e metta ogni professionista nella condizione di dare il meglio di sé. Ricreando quel tipo di clima che abbiamo vissuto all’epoca, in Grimaldi. Per questo dico che il progetto ha un che di utopistico».
Ma non si tratta solo di filosofia. L’adozione di questo modello e il rispetto dei suoi principi
ha chiaramente un risvolto anche sul fronte del business, come notano i soci. «Non c’è dubbio che, operando in questo modo, si riescono a sfruttare appieno tutte le potenzialità dello studio a beneficio del cliente e senza che ci possano essere freni, remore o limitazioni interne di alcun genere».
«Se ci si pensa bene – osserva Michele Crisostomo, che oltre a essere uno dei fondatori dello studio, dallo scorso 14 maggio è anche presidente dell’Enel – questo approccio è in linea con il trend che caratterizza il mondo corporate dove, da tempo, assistiamo all’adozione di strategie concentrate su aspetti più umanistici del business. Il che si traduce anche in un vantaggio competitivo se lo si guarda nella capacità di sostenere strategie di lungo periodo». L’elemento culturale umanistico «della nostra associazione professionale – aggiunge l’avvocato – si sostanzia nelle regole di funzionamento della partnership e di organizzazione».
La parola d’ordine a questo proposito è collegialità. Sebbene la nuova governance sia ancora in fase di messa a punto, l’obiettivo a cui tende è già chiaro, come spiega Crisostomo: «La governance che stiamo studiando con Roberto sarà anzitutto partecipativa. E con la finalità di…
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