BSF, la prossima apertura? «Potrebbe essere Roma»

di nicola di molfetta

Quattro soci. Un totale di venti avvocati. Si parte da Milano. Ma la road map potrebbe prevedere presto un’apertura anche a Roma. 

Bsf (Boies Schiller Flexner) arriva in Italia e tutti vogliono sapere “come sarà”. MAG è andato dritto alla fonte per farsi raccontare questo progetto. 

In una fredda mattina di ottobre abbiamo incontrato il fondatore dello studio americano, il leggendario litigator David Boies, assieme ai soci fondatori della practice italiana: Stefano Zonca, Alessia Allegretti e Luigi Macioce

Dopo Brexit, la law firm, che fino a questo momento aveva solo una sede a Londra al di fuori degli Usa, ha cominciato a considerare l’opportunità di aprire un ufficio nell’Europa continentale per farne il proprio hub operativo nel Vecchio Continente. Milano e l’Italia sono stati un’opportunità che si è presentata un po’ per caso. Ma anche il punto di svolta da cui ha preso piede questa storia.

«Il nostro primo contatto con David – racconta Luigi Macioce – è stato propiziato da un cliente comune che aveva riscontrato nel nostro modo di operare e interpretare il ruolo di avvocati, molti punti in comune con lo stile di Bsf. “Dovreste conoscervi”, ha suggerito». E così è stato.
Inizialmente, le aspettative erano quelle classiche che si possono generare in queste circostanze: ampliare la rete di collaborazioni all’estero e aumentare il numero di referrals. «Ma quando abbiamo incontrato David siamo praticamente rimasti folgorati. È scoccata la scintilla e abbiamo capito che potevamo fare qualcosa di più».

«Noi – racconta Boies – cercavamo di aprire una base operativa nell’Europa continentale da un po’ di tempo. Fino a questo momento la nostra presenza in Europa si era fermata a Londra. Dopo Brexit questa nostra esigenza è diventata particolarmente impellente. Quando ho incontrato Stefano, Luigi e Alessia mi sono piaciuti moltissimo. La sintonia è stata immediata e ho deciso di fare del mio meglio per riuscire a coinvolgerli in un progetto che andasse oltre una semplice collaborazione e che culminasse nell’apertura di una sede di Bsf in Italia». 

La sede, con affaccio sul Duomo di Milano, nei piani di Boies non sarà semplicemente l’ufficio italiano dello studio, ma il suo hub per l’operatività in Europa. Inizialmente conterà circa 20 professionisti tra cui i tre founding partner più il socio Giancarlo Morelli, tutti provenienti da R&P Legal. La sede di Bsf in Italia sarà perfettamente integrata in Bsf: «Siamo un unico studio», sottolinea Boies. L’entità italiana opererà come società tra avvocati (Sta).

Diversi i tratti distintivi del progetto. A cominciare dal focus su litigation e arbitration che rende l’iniziativa quasi un unicum nel panorama delle insegne internazionali. Finora, infatti, le realtà di matrice estera arrivate in Italia hanno anzitutto presidiato il mercato transactional. Il contenzioso, salvo rare eccezioni, è sempre stato considerato appannaggio delle realtà locali. Il focus di Bsf su litigation e arbitration è, quindi, un fattore distintivo. «Credo che ci sia una buona quantità di contenziosi rilevanti nei tribunali italiani – spiega Boies –. Penso anche che buona parte della nostra attività sul fronte della dispute resolution sarà legata agli arbitrati internazionali. Questioni in cui rappresenteremo, high net worth individuals, aziende e istituzioni. Pensiamo di poter essere di grande aiuto in Europa e in Italia per i nostri clienti, ma riteniamo di poter essere altrettanto importanti per tutti i soggetti interessati a fare business negli Usa. Gli Stati Uniti sono un’esperienza interessante dal punto di vista legale – sorride Boies –. Ci sono molte procedure e rischi che vanno considerati attentamente da chiunque intenda entrare nel Paese. Noi possiamo essere una guida e un punto di riferimento per evitare di commettere passi falsi».

Sul punto interviene anche Zonca: «Noi vogliamo essere allo stesso tempo l’italian desk per Bsf e lo Us desk per tutti i soggetti interessati a fare business al di là dell’Atlantico, per dare loro un accesso facilitato al mercato americano. Gli imprenditori italiani, quando devono decidere se fare questo passo, sono consapevoli del livello di complessità dello scenario: un mercato, costoso, regolamentato, competitivo. C’è bisogno di conoscenza e cultura per affrontare un mercato così complesso».

Quanto a Londra, l’ufficio nella City, per il momento resterà aperto. «Il Regno Unito è ancora un mercato importante – osserva Boies –. Ma dopo Brexit non risponde più a pieno alla funzione per la quale avevamo deciso di aprirlo. Quando siamo arrivati in Uk lo abbiamo fatto perché volevamo essere in Europa e Londra era una buona porta d’accesso, sede di tante aziende Usa. Con Brexit è cambiato tutto. E se devo dirla tutta il futuro del nostro ufficio londinese è incerto».

Ma se è l’Europa che interessa Bsf, viene da chiedersi fino a che punto l’Italia sia considerabile un presidio sufficiente o se, oltre alla base operativa nello Stivale, lo studio stia pensando anche ad aperture in altre giurisdizioni all’interno dell’Unione. «Nel tempo sarà possibile considerare l’apertura di altri uffici al di fuori dell’Italia – risponde Boies –. Ma prima di fare ciò, credo che dovremo lavorare anzitutto al consolidamento della nostra presenza in Italia. È probabile che il nostro prossimo ufficio europeo non sia fuori dall’Italia, ma sempre qui. Per l’esattezza, a Roma». Ragionando in prospettiva futura, invece, Boies fa sapere che il percorso di internazionalizzazione di Bsf potrebbe condurre a un’apertura in…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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