Bip Law and Tax, la sfida di Radoccia: «Costruire lo studio legale più innovativo d’Italia»

Sono passati pochi mesi dall’inizio del 2025, quando Stefania Radoccia ha assunto la guida di Bip Law and Tax, lo studio legale e tributario nato all’interno di Bip, la società di consulenza strategica e trasformazione digitale da oltre 700 milioni di euro di fatturato. Un progetto nuovo, «non una Big Four, non uno studio tradizionale, ma qualcosa di diverso», spiega Radoccia, che fino all’inizio del 2024 è stata managing partner dello studio associato italiano di EY, e lo ha portato per due anni di fila a essere la prima insegna nazionale per fatturato.

«Ho iniziato l’8 gennaio, con un piano strategico già pronto, approvato dal board e condiviso anche con il fondo (Cvc, ndr) che ha la maggioranza in Bip. Sono entrata sapendo dove volevo andare: costruire da zero uno studio italiano di alto livello, per poi creare la rete estera. L’orizzonte? Tre anni per consolidare l’Italia, dopo il terzo si parte con l’internazionale».

Un progetto a tappe, ma ambizioso: «L’obiettivo è raggiungere i 70-80 milioni di fatturato in Italia, in tre anni. È un traguardo che ho discusso con l’amministratore delegato Alberto Idone e il presidente esecutivo Donato Iacovone. Loro puntavano anche più in alto. Ma per me questo è un obiettivo realistico: non vogliamo fare solo compliance, ma alta consulenza».

Un nuovo posizionamento

Radoccia lo dice chiaramente: il mercato legale italiano è in evoluzione, e Bip Law and Tax vuole interpretare questa trasformazione. «Il nostro posizionamento sarà su operazioni complesse, litigation, fiscalità strategica, public, restructuring. Meno compliance tradizionale, che invece svilupperemo attraverso un’offerta di alternative legal services e tax technology, in sinergia con gli ingegneri di Bip».

Un approccio che rompe con il modello classico: «La tecnologia cambierà profondamente il mercato. E mentre molti studi ne parlano, noi abbiamo le competenze per farla davvero. Non è un caso l’ampliamento dei servizi in ambito Technology Tax (si veda il box in questo articolo, ndr) che ci ha permesso di creare una struttura dedicata, sulla scia di quanto fatto per altre offering di Bip come ad esempio di X Tech, la divisione tecnologica di Bip. Sarà un’offerta distinta, per gestire attività non riservate».

Il sostegno del fondo

Il fatto che Bip Law and Tax abbia un fondo tra gli azionisti (anche se in maniera indiretta, visto che lo studio è partecipato al 33% dalla Spa che a sua volta vede il fondo al 70%) potrebbe essere visto con diffidenza nel mondo legale italiano. Radoccia però rovescia la prospettiva: «È un elemento positivo. Il fondo supporta, non interferisce. L’ho chiesto espressamente: sono libera di sviluppare il mio piano strategico. Avere un investitore alle spalle permette di fare investimenti che uno studio stand-alone oggi difficilmente può permettersi: parliamo di tecnologia, internazionalizzazione, sviluppo delle risorse».

Ed è proprio qui che Radoccia vede uno dei principali spazi di mercato: «Gli studi internazionali stanno vivendo una fase complicata in Italia. Tariffe alte, pochi investimenti, governance farraginose. Molti stanno rallentando. Gli italiani, invece, soffrono la dimensione e il passaggio generazionale. Si aggregano, ma spesso senza una vera strategia. Noi possiamo crescere velocemente, ma con una visione chiara e moderna».

La fase di costruzione

Oggi Bip Law and Tax è ancora in costruzione. Ma le fondamenta sono state gettate. «Ho portato con me un primo gruppo di persone, e ora stiamo crescendo in tutti i dipartimenti: Finance, Tax, Real Estate, Public, Restructuring, Privacy, e naturalmente Technology. Abbiamo sedi attive o in apertura a Milano, Roma, Napoli, Treviso, e sono in corso trattative avanzate su altri territori».

Non sono mancati i lateral hire. Gli ultimi messi a segno proprio in questi giorni post estivi.

L’obiettivo da qui a fine anno è ambizioso: «Raddoppiare il numero di professionisti – e forse anche triplicarlo – oltre che il fatturato. Se tutto va secondo i piani, a dicembre saremo oltre 70 avvocati e fiscalisti».

E dopo l’Italia, l’estero

Radoccia guarda già oltreconfine. «Bip è presente in molti Paesi europei, ha già acquisito società in UK, Francia, Spagna, Germania. Il mio compito, dopo aver consolidato l’Italia, sarà costruire studi legali in Europa, partendo da quei mercati con cui l’Italia ha più scambi. Negli Stati Uniti? Per ora no, ma attiveremo best friendship con studi locali, anche in base alle aree di specializzazione dei nostri professionisti».

Proprio sui best friend Radoccia insiste: «I network internazionali a volte funzionano poco. I referral sono limitati, e la qualità non sempre è uniforme. Meglio stringere alleanze mirate».

Governance e modelli di carriera

Ma la trasformazione non riguarda solo il business. «Sto lavorando con le HR di Bip per rivedere i modelli di gestione interna. I sistemi tradizionali di carriera e remunerazione, come il lockstep, secondo me non sono più adatti. Punteremo su modelli più flessibili, con percorsi differenziati a seconda dei dipartimenti. Alcuni avranno crescita più verticale, altri più orizzontale ma con più welfare e smart working. Il mercato lo chiede, e le nuove generazioni non vogliono più vivere in ufficio come un tempo».

Anche sulla gestione dei talenti il progetto è molto concreto: «Soprattutto sui fiscalisti, oggi c’è crisi di vocazioni. Ma se proponi un contesto stimolante, con tecnologie vere e progetti ambiziosi, le persone arrivano. Chi entra oggi, mi dice che sente il progetto come proprio».

Un progetto “del futuro”

Alla fine, quello che emerge è una visione chiara: «Cinque anni fa non avrei accettato questo progetto. Oggi mi è sembrata la proposta più intelligente che potessi ricevere. La combinazione tra innovazione, libertà operativa, capacità di investimento e un contesto imprenditoriale è unica».

E conclude con una battuta che è anche una promessa: «Nel 2019 avevo detto che avremmo costruito il primo studio italiano per fatturato. E l’abbiamo fatto. Adesso vorrei costruire il più innovativo. Perché la mia ambizione è la stessa ma aggiornata alle nuove sfide del mercato».

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