Bini: l’algoritmo del valore
di rosailaria iaquinta
Gli avvocati hanno paura delle legal tech? C’è chi crede che possano rappresentare una minaccia per la professione. E chi invece non ha dubbi sull’opportunità che possono rappresentare in un mondo, come quelle legale, fatto di barriere, sia di linguaggi che di sistemi giuridici. Fra questi ultimi c’è sicuramente Alessandra Bini, direttore affari legali di Ibm Italia. «Più il mercato sarà capace di offrire questa tipologia di soluzioni, più tutti ne beneficeranno e si raggiungerà a una maggiore efficienza nei servizi», racconta a MAG la giurista. La redazione l’ha incontrata per capire quanto pesa la tecnologia all’interno della direzione legale del gruppo e che valore ha nella ricerca dei consulenti esterni. Aspettando di scoprire quale sarà il primo studio a inventare l’«algoritmo del valore».
La tecnologia ha invaso il mondo dei servizi legali. È realtà sia negli studi legali che nelle direzioni affari legali delle aziende. Che strumenti ha implementato IBM in particolare?
Ormai usiamo la tecnologia in maniera così istintiva, che faccio anche fatica a dire per cosa ce ne serviamo. La tecnologia ha permeato la nostra metodologia di lavoro. Per alcuni progetti specifici ci è capitato di utilizzare delle tecnologie di analytics, ma nel quotidiano usiamo principalmente strumenti che facilitano la comunicazione e la condivisione di documenti, persone, competenze e idee. Quindi vari strumenti di connettività, tipo Webex, Box e le communities, come quella per l’education.
Per la formazione? Di cosa si tratta?
Tutta l’offerta di formazione legale ci arriva tramite una community che si chiama Legal Information System. All’interno di quella legal community si possono trovare corsi specifici su certe tipologie di contratto, su temi di natura legale o dei corsi formativi che in certi ordinamenti, come ad esempio il Regno Unito o gli Stati Uniti, danno crediti formativi ai colleghi che devono maturarli per rimanere nell’albo. E poi, io magari lo do quasi per scontato, ma non tante direzioni legali riescono ad avere un sistema di repository ben organizzato come il nostro.
Quali sono gli strumenti che implementerete nel medio termine?
Stiamo facendo un lavoro di organizzazione per rendere sempre più omogenea, in tutte le varie geografie, la modalità di ingaggio e di gestione degli studi legali esterni. L’idea è di passare a un tool unificato in maniera tale che in tutte direzioni possano ottenere più o meno lo stesso livello di servizio. Ormai ci sono delle offerte molto precise sul mercato sull’argomento, delle applicazioni che consentono di gestire in maniera strutturata la relazione tra l’azienda e il consulente esterno, soprattutto in ambito di litigation.
Immagino che l’uso di questi strumenti abbia trasformato l’operatività degli uffici legali…Come è cambiato il lavoro all’interno del dipartimento?
Molto. Io sono arrivata in IBM nel 2001. Allora non eravamo così veloci, esisteva un tempo diverso rispetto a quello….
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