Avvocati, un simulatore per futuri leader?

di nicola di molfetta

 

Nessuno nasce imparato. Sembra incredibile a dirsi, ma questo vale persino per gli avvocati. E in particolare per quelli che a un certo punto della loro carriera si ritrovano a diventare partner e magari a doversi occupare di gestione oltre che di contratti, cause e pareri.

Preparare un socio a queste incombenze “laterali” e fornirgli il necessario bagaglio di competenze non è un esercizio banale. Tanto più che, solitamente, nessuno impara come si fa, almeno fino quando non gli viene chiesto di farlo.

L’università e le facoltà di Giurisprudenza tendono ancora a ignorare l’importanza di queste attività ancillari che poi così secondarie non sono soprattutto se si pensa che sempre più spesso la valutazione di un partner da parte dello studio non si limita semplicemente ai risultati economici della practice o del team che questi si trova a coordinare e guidare, ma include le strategie che decide di attuare, la capacità di valorizzare i talenti della propria squadra o di migliorare i rapporti e la collaborazione con i clienti dello studio.

 

 

Il problema riguarda tanto gli avvocati che lavorano in studi di grandi dimensioni e che un bel giorno si sentono dire che dovranno occuparsi di un team o coordinare un’area di attività, quanto (e forse anche di più) per gli avvocati che decidono di metter su uno studio per conto proprio e pertanto saranno chiamati a occuparsi del business e di tutto ciò che viene prima e dopo.

Lo scorso giugno, la sede di Monaco della law firm internazionale Hogan Lovells ha ospitato il lancio di un programma pilota di formazione dedicato ad alcuni partner freschi di nomina che hanno potuto misurarsi con le dinamiche e le complessità della gestione di uno studio utilizzando un software di simulazione messo a punto da una società chiamata Simulation Studios e che servirà a sviluppare un programma di sviluppo della leadership digitale.

Un’iniziativa molto originale che ancora una volta mostra come la tecnologia stia entrando sempre di più nelle dinamiche operative degli studi legali e stia contribuendo alla loro modernizzazione.

In buona sostanza l’idea è quella di consentire ai nuovi partner di affrontare questioni delicate in un ambiente protetto prima di essere buttati nell’arena del mondo reale.

Un po’ come si fa con i piloti d’aero: prima di mettere nelle loro mani un apparecchio da svariati milioni e le vite dei passeggeri si comincia ad allenarli in un ambiente virtuale dove eventuali errori restano senza conseguenze di fatto.

Tornando agli studi legali, questa dimensione artificiale dovrebbe favorire, tra l’altro, la sperimentazione di soluzioni innovative e anche l’assunzione di rischi che di norma si tendono a evitare quando si è davvero “in partita”.

Detto questo, vien da pensare che uno strumento del genere possa favorire soprattutto l’apprendimento di buone pratiche e la conoscenza dei processi che vengono più comunemente impiegati nell’attività di conduzione di uno studio.

Fuori dalla zona protetta restano la visione e la capacità di essere leader e non semplicemente manager. Ma quella è un’attitudine molto difficile da insegnare. O quantomeno da riprodurre in vitro.

 

ASCOLTA IL PODCAST COMPLEX L’AVVOCATURA OLTRE LA SUPERFICIE:
https://www.spreaker.com/user/10502131/puntata-34-192kbps

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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