Avvocati: obiettivo Iran

«E poi stiamo pensando all’Iran». La frase ricorre con una frequenza straordinaria di questi tempi, quando si parla di strategie e internazionalizzazione, con gli avvocati d’affari. E il fenomeno è globale. Pensano all’Iran gli avvocati italiani, così come i loro colleghi inglesi, francesi e americani. Perché tutto questo interesse? Perché dopo l’intesa sul nucleare del 14 luglio scorso, con il Joint Comprehensive Plan of Action, siglato a Vienna tra il gruppo dei Paesi cosiddetti 5+1 (Usa, Russia, Cina, Uk, Francia + Germania) e il governo di Teheran, il mercato iraniano potrebbe tornare ad aprirsi all’interscambio commerciale e agli investimenti esteri senza più alcuna penalizzazione o limitazione dovuta al rischio sanzioni. Tra gli studi legali italiani c’è già chi riflette sulle opportunità che potrebbero presentarsi grazie a questa svolta: dalle grandi insegne nazionali, come Gianni Origoni Grippo Cappelli, BonelliErede e Cba, alle boutique come Padovan (si veda il box) o De Masi Taddei Vasoli.

INTERSCAMBIO PER 7,2 MILIARDI
A sollecitare i legali nei confronti di questi nuovi scenari mediorientali, a quanto pare, sono anzitutto i clienti. Ed è facile capire perché. Prima dell’inasprimento delle sanzioni arrivato nel 2011, gli scambi tra Italia e Iran valevano 7,2 miliardi di euro. Nel 2014, invece, il loro valore è crollato a 1,6 miliardi. A questo si aggiunga che l’Iran ha le più vaste riserve di gas al mondo (18,2% del totale mondiale) e le quarte di petrolio (9,3% del totale mondiale). ?L’Iran, con un Pil stimato pari a 404 miliardi di dollari nel 2014, è la seconda economia del gruppo “Mena” (medio oriente nord africa) dopo l’Arabia Saudita. Il reddito pro capite (17.114 dollari a parità di potere d’acquisto), seppur inferiore a quello dei paesi del Golfo, è superiore al dato medio di quello che si riscontra tra gli abitanti dei Paesi emergenti.

I SETTORI PIÙ TREPIDANTI
In cima alla lista delle realtà interessate alla fine delle sanzioni, quindi, ci sono sicuramente le imprese attive nel comparto dell’oil&gas. Altrettanto interessate sono le aziende della meccanica strumentale. ?Questo comparto, che ancora oggi pesa per il 57,9% sull’export italiano verso Teheran, nell’ultimo quinquennio ha visto dimezzarsi il valore annuo dei beni venduti, da circa 1,3 miliardi a meno di 700 milioni. ?In generale, però, tutti i settori dell’export italiano hanno registrato una forte contrazione nell’ultimo quinquennio: mezzi di trasporto, prodotti agricoli e metallurgici sono quelli che hanno registrato la frenata relativa più forte.

EFFETTI SULL’EXPORT

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