Avvocati: non ci sono più le super boutique di una volta…
Non ci sono più le super boutique di una volta. Nel senso che il mercato dei servizi legali italiano, in questa fase di evoluzione e cambiamento, ha assistito a un processo di transizione che di fatto ha portato praticamente tutte quelle realtà che fino e ieri definivamo, per convenzione, con questa locuzione, a entrare a pieno titolo nel novero dei grandi studi nazionali. Ciascuna col suo percorso. Ognuna secondo la sua storia.
Come qualcuno ricorderà, la definizione di super boutique nasce nelle pagine di MAG e su legalcommunity per identificare quelle realtà di dimensioni grandi ma non grandissime (poco sopra o poco sotto i 100 avvocati) caratterizzate anche dall’alta concentrazione di profili professionali top tier. Le ultime realtà ad abbandonare questo status sono state Pedersoli e Gattai Minoli Partners che, con la fondazione di PedersoliGattai, non solo sono entrate a pieno titolo nel novero dei big nazionali ma hanno deciso anche di incarnare l’inedito modello della powerhouse legale. Altra insegna che, fino a pochi anni fa, identificava il modello dello studio super boutique era Lombardi e Associati che, come tutti sanno, nel 2019 è stato integrato in BonelliErede. Quanto a Gatti Pavesi Bianchi Ludovici, invece, nessuna fusione con soggetti terzi o integrazione. Ma a spingere l’organizzazione oltre il confine delle “big law” tricolori è stata la crescita costante di questi anni che ha portato l’associazione a superare i 160 professionisti a fine 2022 e a crescere ancora nell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle. Unica eccezione è, per il momento, Grande Stevens (forse la più longeva super boutique nazionale) che mantiene costante il suo posizionamento e modello organizzativo senza cedere alla “tentazione” della crescita dimensionale e quindi del passaggio di categoria.
E così, come le Piccole Donne di Louisa May Alcott, le super boutique sono cresciute e hanno lasciato “libero” uno spazio di mercato che però è stato già ampiamente occupato da una serie di realtà che possono convenzionalmente essere considerate la nuova generazione. Pensiamo a insegne come Cappelli Rccd, Molinari Agostinelli, Giovannelli e Associati, Giliberti Triscornia, Gitti & Partners, solo per citarne alcune. Qualità dell’offerta, agilità strategica, personalità di livello. I segni particolari di queste organizzazioni ripetono un pattern che abbiamo imparato a conoscere e che si è dimostrato vincente per i loro “predecessori”, al punto da spingerli verso una crescita o un’evoluzione che li ha trasformati in nuovi big player.
Un processo inevitabile? Non è detto. Ma la tendenza ad assumere progressivamente una struttura multipractice e full service, così come la necessità di gestire adeguatamente il passaggio generazionale, possono diventare fattori che rendono (quasi) un passo obbligato il passaggio al livello successivo, come direbbero gli appassionati di Manga giapponesi.
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