Avvocati: nessuna leadership è per sempre

di nicola di molfetta

Lo abbiamo detto e ridetto. Il matrimonio a tre, Pedersoli-Gattai-Montagna, da cui a gennaio nascerà una nuova insegna dal brand univerbato (così come si usa ormai), rappresenta forse una delle novità più importanti degli ultimi anni sulla scena del mercato dei servizi legali d’affari italiano.

In molti, nei mesi scorsi, hanno seguito la gestazione di questo progetto più per amor di gossip che con reale intenzione di capire. Eppure, al di là della sapidità intrinseca che certi scoop malcelati (alla fine erano davvero in pochi a non sapere chi andasse dove) sono in grado di regalare, la cosa più importante di tutta questa storia che, ricordiamocelo, non è ancora incominciata, è capire perché.

La spiegazione, semplice, chiara, netta l’ha data nell’intervista a Legalcommunity.it (che in questo MAG riproponiamo arricchita di qualche dettaglio importante e un po’ di numeri) Bruno Gattai, che i suoi futuri soci hanno definito «l’ariete» del deal, ovvero l’uomo che ha fortissimamente voluto portare a casa il risultato storico di una fusione tra studi da cui scaturisse d’emblée un’organizzazione con 350 professionisti: «Abbiamo visto che si stavano creando spazi e abbiamo deciso di fare la nostra mossa per dar vita a uno studio tier one».

Oltre la didascalia ufficiale dell’operazione, però, c’è un sottotesto importante da considerare perché ci dice qualcosa sullo stato del settore e quindi ha una più ampia rilevanza di sistema. L’operazione PedersoliGattai, seppur al termine di una lunga gestazione, sboccia in velocità. Contrariamente a tutti i precedenti che hanno costruito, un passo alla volta, un certo posizionamento facendosi spazio nell’élite del comparto, l’iniziativa PedersoliGattai punta a dar vita a un soggetto “già pronto” e destinato a essere riconosciuto tra i super big del settore. C’è un presente che incombe e che gli avvocati di PedersoliGattai hanno visto. È in corso un avvicendamento nelle posizioni di primato all’interno del comparto e questo allargamento del gioco di incastri che nell’ultimo ventennio ha reso sostanzialmente immobile la geografia del settore (con il suo magic circle tricolore, le super boutique, gli internazionali, gli studi delle Big Four e le boutique locali) adesso potrebbe essere sufficiente a fare spazio a una serie di cambiamenti che avranno come risultante ultima la ridefinizione della mappa del potere legale in Italia.


I promotori di PedersoliGattai, di fatto, sono i primi ad aver fatto una mossa eclatante investendo su un progetto concentrato in alcune aree di pratica strategiche (m&a e litigation in primis) e corredato da una capacità d’azione full service che si sviluppa ad ampio spettro su tutti gli altri fronti della domanda di servizi legali. Si tratta di una prima risposta. Anzi, visto che lo studio nascerà a gennaio, potremmo dire che si tratta di una premessa. Il resto verrà e lo scopriremo seguendo le vicende dello studio. Ma credo che tutti gli operatori del settore, quelli che nei prossimi mesi decideranno di giocare in attacco, così come quelli che preferiranno manovrare in difesa, quelli che si misureranno in una gara di rilanci, così come quelli che alla fine decideranno di percorrere vie alternative, dovranno quanto prima cominciare a fare i conti con tutte le variabili che nel prossimo futuro potrebbero impattare sul mercato, preparando le loro iniziative.

Di quali variabili parliamo? I passaggi generazionali, la rinnovata competitività delle big four, la crescente internazionalizzazione dei mandati, l’evoluzione del concetto di specializzazione professionale in chiave di settore, la questione tecnologica, le nuove prassi gestionali degli studi, la necessità di rivedere i concetti di spazio e tempo nell’esercizio della professione, l’urgenza di riconsiderare le gerarchie interne alle organizzazioni professionali, fino alla possibile finanziarizzazione del comparto. I prossimi protagonisti del settore saranno quelli che avranno chiara e definita una politica per affrontare ciascuno di questi temi o, quantomeno, buona parte di essi. Perché (e questa è una regola aurea) dopo l’occupazione degli spazi, bisogna lavorare al mantenimento delle posizioni. E come stiamo vedendo in questa fase, si tratta di un’impresa tutt’altro che semplice. Nessuna leadership è per sempre. Soprattutto in un’economia di mercato.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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