Avvocati: l’organizzazione aiuta la redditività
La redditività della categoria forense è diminuita del 20%. Con questo dato riferito dall’avvocato Claudio Acampora, coordinatore della commissione studi associati di Cassa Forense, è iniziato il convegno tenutosi ieri al palazzo di giustizia di Milano, dal titolo “L’avvocatura del domani: tra modelli organizzativi e pianificazione previdenziale”. Acampora ha spiegato che su tale percentuale ha influito l’estensione dell’obbligatorietà di iscrizione alla Cassa per tutti gli avvocati, prevista dalla legge professionale del 2012. “In realtà quella che è diminuita sensibilmente è la redditività del singolo, mentre quella complessiva della categoria è diminuita di qualche punto percentuale. Ciò dimostra che l’organizzazione aiuta la redditività”, ha poi evidenziato Acampora.
In un contesto in cui il reddito medio della categoria è di 37.000 euro, dai dati del rapporto elaborato da Censis e reso noto lo scorso marzo è emersa una forte sovrabbondanza di studi unipersonali, un eccessivo localismo e la mancanza di specializzazione. Perciò nel prossimo futuro l’avvocatura dovrà puntare sullo strumento dell’associazione. E in uno studio associato “il principale valore è proprio il capitale umano”, ha affermato l’avvocato Giovanni Lega, socio di Lca e presidente di Asla. Quindi necessità di organizzazione, ma anche di specializzazione. “Il mercato ci ha chiesto di specializzarci e noi lo abbiamo fatto – ha proseguito Lega – ora la sfida per il futuro è far andare uno studio al di là dei suoi fondatori. Questo può essere realizzato solo con la forza del brand”.
Nonostante ciò, l’avvocato Stefano Petrecca (nella foto), socio di Macchi Di Cellere Gangemi e associato Asla, ha sottolineato come gli studi associati siano penalizzati a livello fiscale poiché solo questi “pagano l’Irap, non gli avvocati singoli, e con l’imposizione del contributo integrativo del 4% sulle fatture emesse dall’associazione e il successivo pagamento dei collaboratori con l’ulteriore contributo del 4%, vi è un’applicazione raddoppiata di questa voce”. Proprio su quest’ultimo fronte, come riportato da Acampora, la Cassa si sta muovendo per elaborare e introdurre dei correttivi attraverso il monitoraggio di questo versamento direttamente con il modello 5 (la dichiarazione dei redditi da inviare alla Cassa). “Lo studio associato, se da una parte è un modello funzionale a rendere sostenibile lo svolgimento della professione considerato l’incremento degli investimenti, ha anche una finalità strategica: si possono offrire al cliente più prestazioni. L’associazione non deve essere solo una forma di condivisione di costi, ma anche di utili”, ha concluso Petrecca.
Secondo l’avvocato Fabrizio Colonna, consigliere di Asla, “per uno sviluppo sostenibile dell’avvocatura non si potrà più sottovalutare l’organizzazione come strumento per sviluppare il business e migliorare la qualità del servizio, e l’adozione di una buona governance”. Su tale fronte, Asla ha elaborato dei modelli da adottare perché “la forza dello studio sono i collaboratori – ha sottolineato l’avvocato Luca Failla, consigliere di Asla e fondatore di LabLaw – tra cui ci sono oggi moltissime donne, perciò non si possono più tollerare situazioni in cui un’avvocata ha paura di informare i suoi colleghi di aspettare un bambino”.
La femminilizzazione della professione è l’altro grande cambiamento che ha investito la categoria forense, anche se resta “inquietante il gap reddituale tra uomini e donne”, ha infine commentato l’avvocata Giovanna Fantini, delegata di Cassa Forense.