Avvocati, lateral hire e il termometro dell’istituzionalizzazione

di nicola di molfetta

Scende il numero di lateral hire nel mercato dei servizi legali d’affari. Al trend dell’ultimo anno abbiamo dedicato la cover story legal di questo numero di MAG. E qui potrete divertirvi ad approfondire e ripercorrere, nome per nome, i fatti salienti del 2022. Poi ci sono le cifre. I numeri sono numeri, come si dice. Ma al di là dell’altalena di una tendenza che in passato ha conosciuto ben altri picchi, cosa ci dicono questi dati? Semplice: cresce il grado di istituzionalizzazione del settore.

Procediamo per gradi. I lateral hire sono storicamente lo strumento principale attraverso cui un’organizzazione professionale raggiunge l’assetto ideale per operare nei mercati di suo interesse. In secondo luogo, l’acquisizione di professionisti serve anche a chiarire il posizionamento di uno studio: la capacità di attrarre talenti è indicativa del grado di credibilità che la comunità professionale riconosce al progetto.

Gli ultimi 15 anni di mercato dei servizi legali d’affari, in Italia, sono stati segnati da una raffica di cambi di poltrona che hanno progressivamente rivoluzionato l’immagine del settore e la geografia del potere al suo interno.

I grandi internazionali, al loro debutto nella Penisola, hanno dovuto radunare teste e fatturati per mettere in piedi una proposta competitiva rispetto a quella dei ras locali che fino a quel momento erano stati signori assoluti del settore. Gli italiani, per parte loro, dopo le “invasioni barbariche” hanno dovuto mettere assieme squadre che per numeri e per nomi potessero rappresentare una risposta efficace all’aggressione straniera che, in un Paese esterofilo come il nostro, rischiava di marginalizzare non solo i rappresentanti della tradizione ma anche i più audaci esponenti della innovazione locale.

Questo scenario ha agitato le acque, e portato migliaia di avvocati a transitare da studio a studio, alla ricerca di un punto di equilibro e del giusto approdo in cui cominciare a costruire qualcosa che assumesse il carattere della stabilità e quindi dell’istituzione. Non le persone, ma i brand dovevano diventare l’asset. E di fatti, questo è quello che stiamo osservando. Sono sempre meno gli studi della Best 50 di MAG che ricorrono ai lateral hire. Quelli che lo fanno, agiscono con obiettivi strategici piuttosto chiari che oramai non rispondono più a logiche puramente quantitative o di immagine.

È l’insegna che conta. E quando questo postulato diventa realtà, allora uno studio cambia l’orientamento alla ricerca delle persone. Si passa dal lateral hirig di soci al recruiting di risorse giovani da far crescere a immagine e somiglianza dello studio.
Più facile che si vedano integrazioni, mirate ad ampliare il raggio d’azione a nuove aree di pratica o alla copertura di nuove geografie, che “inseguimenti” del singolo profilo che, salvo pochi casi, potrà spostare poco nella logica dei grandi numeri dei protagonisti del settore.

Infine, a proposito di settori a cui allargare il proprio raggio d’azione, l’interesse che, nell’ultimo anno, molte insegne hanno mostrato nei confronti di profili labour e restructuring suggerisce chiaramente che quelli a cui andiamo incontro non saranno tempi facili.
Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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