Avvocati ed effetto virus sull’industria del cinema
di giuseppe salemme
Mai come ora abbiamo avvertito il bisogno di essere intrattenuti. Di avere qualcosa che ci distragga per qualche ora dal continuo flusso di notizie troppo spesso tragiche, che si alternano a previsioni tanto apocalittiche quanto avventate e a domande quasi sempre senza risposta. È beffardo che questa brama di evasione sia coincisa con il primo stop pressoché totale del settore intrattenimento da molti anni a questa parte.
Nello scorso numero di MAG avevamo parlato delle ripercussioni dello stop ai campionati sportivi; ma molte delle problematiche di quel settore sono perfettamente trasferibili sull’industria dell’audiovisivo in generale (film, serie tv, fiction, programmi tv, teatro, informazione). Come ricorda il produttore Enzo Sisti (si veda l’articolo in questo numero di MAG), che si parli di Lazio-Juve o del prossimo 007, «sempre di intrattenimento si tratta, e di certo non si può girare tutto in smart working».
Non c’è un livello della filiera non intaccato dal blocco: dopo le sale cinematografiche, tra le prime attività a cui è stata imposta la chiusura forzata, con l’aggravarsi delle misure di contenimento dell’infezione si sono dovute fermare anche le produzioni, con prevedibile impatto a cascata anche sul futuro. L’effetto immediato è stato l’inizio del valzer dei rinvii delle uscite (ove possibili), ma la mole di problematiche che sono scaturite o scaturiranno da questo stop alle riprese è enorme. E, ancora una volta, saranno spesso gli avvocati a doverli gestire. MAG ha voluto sentire alcuni dei professionisti più impegnati sul fronte cinema/entertainment: Gian Marco Committeri di Alonzo Committeri & Partners, Ernesto Apa, partner di Portolano Cavallo e Francesca Manfroni di F-Legal.
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