Avvocati e quel derby a teatro tra Totti e Fidel

Fidel Castro a processo, colpevole o innocente? I gol di Totti, oltre la storia.

Prima ancora che in città non si iniziasse a parlare d’altro, l’avvocato difensore dell’imputato, Antonio Catricalà, annuncia in diretta la doppietta del Capitano e la vittoria della Roma. Un Tribunale speciale quello che ha celebrato a Roma, al teatro Parioli, il processo al Leader Maximo cubano, Fidel Castro, impersonato da un brillante Gianni Minoli, e difeso da un efficace Antonio Catricalà. Presidente del Tribunale Giuseppe Ajala, accusa affidata al Pubblico Ministero Antonia Giammaria (sostituto procuratore a Roma); presenti anche i testimoni della difesa, Barak Obama (Pier Ferdinando Casini, già Presidente della Camera dei Deputati) ed Ernesto Che Gevara (il giornalista e scrittore Boris Sollazzo) – Chaves non ha potuto partecipare per un impedimento dell’ultimo momento- mentre i testimoni dell’accusa sono stati lo scrittore cubano Reinaldo Arenas (il conduttore RAI Giancarlo Loqenzi) e la figlia di Castro Alina Fernandez Revuelta (la giornalista RAI Francesca Nocerino).

Come giuria popolare tutti gli spettatori, intervenuti in gran numero fino all’esaurimento dei posti: molti i rappresentanti del mondo della cultura, della politica, dello sport e dello spettacolo e, ovviamente, della classe forense.

Uno spettacolo, ops un processo, durato oltre due ore e che nessuno avrebbe voluto che finisse, iniziato con la raccomandazione del Presidente del Tribunale a non lasciarsi condizionare da giudizi politici ma di attenersi rigorosamente solo ai fatti. E’ stato inevitabile ripercorrere la storia della rivoluzione cubana, la crudezza della successiva cinquantenaria guerra del popolo cubano con il mondo occidentale, ma anche ricordare il ruolo dei suoi principali “attori”. Fidel ha richiamato i recenti viaggi a Cuba di Papa Francesco e di Barak Obama e ha anche ricordato la profezia che pronunziò nel 1973: “Gli Stati Uniti dialogheranno con noi solo quando avranno un presidente nero e quando ci sarà un Papa latinoamericano”.

Dopo la requisitoria dell’accusa, il Presidente ha invitato all’arringa Antonio Catricalà che, dopo un attimo di pausa, ha ammesso: “Presidente, mi deve scusare, sono stato distratto dal telefonino di Che Guevara che si è illuminato, ma posso dire a Lei e alla giuria che il capitano, Francesco Totti, ha appena segnato una doppietta e, ribaltando il risultato, in soli tre minuti ha fatto vincere la Roma”. Applausi.

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