A&O Shearman, strategia post fusione: taglio del 10% dei soci equity. Ma si continua a investire

Concentrare la crescita nelle aree “prioritarie”. A&O Shearman ha definito i suoi piani di integrazione post-fusione. Tre sono i punti fondamentali: chiusura della sede di Johannesburg, riduzione del 10% dell’equity partnership a livello globale, e chiudere la consulting practice (Consulting by A&O Shearman).

Tutta la stampa di settore internazionale rilancia questa notizia che non può essere ignorata considerato l’impatto che la nascita del colosso globale della business law ha avuto sul settore nel corso dell’anno.

Cosa succede? La riduzione dei partner avviene nel quadro di una riorganizzazione finalizzata a dare priorità alle opportunità di crescita e limitare le sovrapposizioni di competenze. Quando la fusione è stata avviata a maggio, la law firm ha dichiarato che avrebbe avuto 800 partner a livello globale, il che significa che i tagli potrebbero riguardare 80 professionisti in totale.

Il managing partner di A&O Shearman, Hervé Ekué, ha fatto sapere che le misure di rimodellamento, insieme «alle altre iniziative strategiche che stiamo progressivamente implementando, sono pensate per sbloccare le opportunità di crescita previste dalla fusione, ponendo le basi per un futuro successo a lungo termine». Inoltre, ha aggiunto, «siamo attivamente impegnati nell’integrazione post-fusione. Vediamo già i vantaggi delle sinergie e le opportunità aggiuntive di assistere i nostri clienti in questioni internazionali di alto profilo, che sono alla base della motivazione della fusione».

Hervé Ekué

Una decisione necessaria, quindi, ma di sicuro non facile, come ribadito dallo stesso Ekué: «Siamo molto grati ai soci che lasceranno lo studio, così come ai nostri team di Johannesburg e Consulting per il loro contributo nel corso degli anni. Si tratta di un passo avanti difficile ma necessario».

Lo studio ha anche fatto sapere che le persone colpite dai tagli saranno supportate durante la transizione e avranno diritto a indennità di licenziamento, benefici e servizi di ricollocamento.

Detto questo, lo studio insiste sul concetto che queste mosse «fanno seguito a un’ampia revisione strategica che ha identificato le aree di crescita prioritarie». Il senso è che, contestualmente all’azione di riorganizzazione, si continuerà a investire. In tal senso si possono leggere alcuni lateral hire messi a segno di recente e che hanno riguardato anche l’Italia. Si pensi all’arrivo di questi giorni di Paolo Manganelli nella sede di Milano per rafforzare il restructuring; mentre a luglio c’era stato l’ingresso del partner di leveraged finance Filippo Crosara da Barclays per ampliare la practice di debt finance a Londra.

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