Antitrust: Arnaudo, controllo delle concentrazioni e degli investimenti esteri nella nuova età del protezionismo
Luca Arnaudo – funzionario presso la Direzione Istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed Adjunct Professor presso il dipartimento di impresa e management dell’Università LUISS Guido Carli di Roma – si concentra sul tema di controllo delle concentrazioni e degli investimenti esteri, in particolare nell’ottica delle recenti tendenze protezionistiche adottate dalle autorità deputate a svolgere il controllo su tali operazioni e, soprattutto, in vista di possibili forme di coordinamento tra le due tipologie di controllo.
Lo scenario è quello della XIII edizione del convegno “Antitrust fra diritto nazionale e diritto dell’unione Europea” organizzato da Rucellai & Raffaelli a Treviso, presso la Casa dei Carraresi.
Arnaudo illustra in primis un caso esemplare relativo al veto posto, da parte delle autorità americane competenti, alla fusione tra le società Qualcomm e Broadcom, in ragione della tutela degli interessi e sicurezza nazionali. L’operazione, che avrebbe causato un notevole cambiamento nel settore high tech, è stata ostacolata dal divieto formale di opa (“Offerta di Pubblico Acquisto”) ostile su Qualcomm da parte del presidente americano, in conformità all’orientamento adottato dal Comitato per gli investimenti esteri degli Stati Uniti e per tale ragione non ha raggiunto il vaglio delle autorità antitrust competenti.
Parallelamente, sul fronte europeo – sottolinea Arnaudo – la Commissione UE ha proposto, lo scorso 13 settembre, un apposito regolamento «per lo scrutinio di investimenti stranieri diretti nella UE». Nella sua analisi, Arnaudo non manca di sottolineare la mancanza di un coordinamento del progetto sul controllo dei FDI (“Foreign Direct Investment”) con la disciplina UE a tutela della concorrenza e in particolare sul controllo delle concentrazioni, con la conseguenza che gli interessi nazionali alla sicurezza, all’ordine pubblico e in settori strategici avranno quasi totale preminenza su quelli a della concorrenza.
Di fatto, il rischio è che il divieto posto a una concentrazione per ragioni di supremo interesse nazionale implicherà che la stessa non raggiungerà più la soglia del controllo antitrust. A tal riguardo, Arnaudo propone diverse e pregevoli soluzioni alternative in chiave di coordinamento tra controllo delle FDI e controllo antitrust delle concentrazioni, che spaziano da un avvicinamento dei relativi formulari di notifica sino a un possibile coinvolgimento consultivo dell’Autorità antitrust nella procedura di verifica della legittimità degli investimenti stranieri.
Arnaudo esprime il suo orientamento per l’adozione di una prospettiva antitrust internazionale proprio a partire dal controllo delle concentrazioni, cosicché una verifica equidistante di tali operazioni, trasparente e mirata a un welfare realmente totale, sia opponibile, col suo respiro più ampio, ad una politica di protezionismo.