ALLE START UP SERVONO AVVOCATI VISIONARI
In Italia, sono 2.622 le start up innovative iscritte al registro speciale della Camera di Commercio (dato aggiornato al 22 settembre 2014). Di queste, solo 31 hanno un giro d’affari pari o superiore a un milione di euro. Si tratta di realtà con grandi potenziali, ma un tasso di mortalità fisiologico elevatissimo. Sette su 10 non raggiungono il quinto anno di attività. Nonostante si tratti di un terreno scivoloso ovvero di un mercato carico di incognite e piccoli player per definizione poco liquidi, nei mesi scorsi molti studi legali (si veda il box) hanno cercato di posizionarsi sul mercato per riuscire ad attrarre anche questa tipologia di clientela. Per il momento, però, questi due mondi, quello delle start up e quello delle law firm, si rivelano ancora troppo distanti. Incapaci di parlare la stessa lingua. ?Eppure, una collaborazione sarebbe di grande vantaggio sia per le prime, che avrebbero un advisor capace di aiutarle a muovere i primi passi nel mondo del business, sia per gli altri, ai quali si aprirebbe una nuova fetta di mercato con mandati in forte crescita. ?Nel 2013, secondo l'osservatorio Venture Capital Monitor, sono stati 66 i nuovi investimenti nelle startup, +16% rispetto al 2012, dal valore medio di 800mila euro per investitore. Ma quali sono i principali ostacoli che impediscono questa unione? Alcune delle 31 giovani aziende milionarie lo hanno spiegato a Mag by legalcommunity.it, evidenziando che se da un lato molti imprenditori non si rendono conto di aver bisogno di un legale che li affianchi nel loro percorso di crescita, dall'altro gli studi non comprendono ancora totalmente che prima di guadagnare con le start up bisogna avere il coraggio di “investire” su di loro.
UN COSTO IN TERMINI DI SOLDI E DI TEMPO
Delle start up intervistate quasi tutte hanno dichiarato di non aver sentito la necessità di rivolgersi a un avvocato nei loro primi anni di vita. Le giovani imprese, per le attività di ordinaria amministrazione e per le questioni legali, preferiscono il “fai da te”. «Abbiamo fatto tutto da soli tramite le esperienze e le conoscenze del personale», afferma Stefano Farina, fondatore di Abinsula, azienda sarda che offre soluzioni nei campi Web, Mobile e Smart Tv, «e devo dire che abbiamo fatto bene. Siamo partiti con un capitale di 10.000 euro e ora fatturiamo 1,2 milioni e contiamo 30 dipendenti». «Tutti ci hanno consigliato di fare da soli», aggiunge, «sia perché sarebbe stata una spesa troppo alta, sia perché avremmo risparmiato tempo». Anche per HIT09, spin-off dell'Università di Padova attivo nello sviluppo di prodotti per i settori aerospaziale e biomedico con un fatturato di oltre 2 milioni di euro, il ricorso ad avvocati esterni è apparso superfluo all’inizio. «All'interno della compagine aziendale c'erano docenti e persone con un adeguato backgorund alle spalle e anche i contatti necessari a svolgere le attività dell'azienda», spiega Rita Ponza, R&D Director. «Inoltre», aggiunge Ponza, «la disponibilità di fondi che avevamo all'inizio era tale da non indurci a ricercare consulenze di questo tipo». Per il direttore, tuttavia «Dopo la realizzazione del prodotto e quindi la concretizzazione dell'idea serve una consulenza più specifica per fare il salto di qualità».
NESSUNO SCONTO PER LE OPERAZIONI STRAORDINARIE
Nella fase di avvio della società, gli imprenditori-strartupper sono troppo concentrati a dare vita all'impresa e non considerano la consulenza legale come parte del processo. «Abbiamo chiesto la nostra prima consulenza legale allo studio Dla Piper dopo il quinto anno di avvio dell’azienda», racconta Marco Cirilli, fondatore di APPLIX, specializzata nella creazione di nuovi media concept sulle piattaforme smartphone e tablet. «Ci è servita per operazioni di acquisizione nell'ambito del nostro percorso di crescita. Secondo me è un supporto necessario ma non nella fase iniziale, dove si è più concentrati nella ricerca di un mercato di riferimento. Ora, a società avviata, c'è bisogno di competenze più strutturate». E a società avviata si è in grado di affrontare il costo di tale servizio. «Non abbiamo avuto sconti o pacchetti particolari, si trattava di operazioni standard e quindi con prezzi significativi. Solo con il tempo abbiamo guadagnato le risorse necessarie per chiedere questo tipo di consulenze», conclude Cirilli. Dello stesso avviso anche Andrea Pizzarulli, fondatore di Civitanavi System, azienda di Civitanova Marche che opera sul mercato internazionale nel campo dei servizi di navigazione inerziale e dei sistemi di stabilizzazione. «Ci siamo rivolti a uno studio per una consulenza ad hoc sui termini di un contratto», dice Pizzarulli, «e abbiamo pagato secondo il tariffario previsto per quel servizio. Il prezzo era proporzionato al lavoro richiesto ma non siamo stati trattati diversamente perché start up. A noi è andato bene perché ci serviva solo quella consulenza per quel caso particolare». E per altre operazioni? «Abbiamo legali nel Paese dove effettuiamo la vendita, quindi soprattutto negli Stati Uniti».
CONCORRENZA LEALE: IL PARERE SI COMPRA ALL’ESTERO ……