A TORINO LE PARCELLE SI INCASSANO IN RITARDO, PER SOLIDARIETA’
di Nicola Di Molfetta
Far fronte alle spese dello studio, ai compensi dei collaboratori e agli stipendi dei dipendenti. Cresce il numero di avvocati che lancia l’S.O.S. e denuncia di non riuscire a ricavare dal proprio lavoro nemmeno un compenso dignitoso. Cronache di ordinaria indigenza. Ma queste storie professionali non arrivano da una qualsiasi depressa e oscura provincia del Sud Italia. No, siamo a Torino. E a denunciare la «grave situazione economica» in cui versa la categoria forense è il presidente del locale consiglio dell’Ordine (nonché socio dello studio Pedersoli) Mario Napoli. Le difficoltà descritte dall’avvocato nel discorso tenuto durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2014 nel capoluogo piemontese non fanno eccezioni.
I professionisti locali sono tutti nella stessa barca: «Colleghi di ogni età, penalisti e civilisti, avvocati che operano in grandi studi così come altri che svolgono l’attività in forma individuale o poco strutturata». Uno scenario drammatico dinanzi al quale gli avvocati torinesi hanno deciso di non restare indifferenti e organizzare un programma d’intervento. L’iniziativa a cui l’Ordine ha deciso di dar vita consiste nel chiedere agli iscritti di ritardare (su base volontaria) di 15 giorni l’incasso delle parcelle e concentrare i pagamenti dei clienti su un unico conto corrente acceso dall’Associazione Fulvio Croce presso Banca Reale, una delle pochissime istituzioni finanziarie torinesi rimaste legate al territorio. I soldi che verranno pro tempore depositati in questo conto serviranno a creare un capitale in grado di produrre interessi riconosciuti con un tasso di favore.
Lo stesso Ordine ha fatto sapere che chiederà agli iscritti di pagare l’annuale tassa d’iscrizione sul conto dell’Associazione Croce e di conseguenza rinuncerà a 15 giorni di interessi. Cosa che si spera di poter fare anche con i contributi destinati alla Cassa Forense. «Nessuno deve restare indietro senza motivo», ha detto Napoli, «tutti insieme possiamo farcela, già decine di avvocati hanno dichiarato informalmente di aderire all’iniziativa». Un’azione che ci sembra significativa da un lato per la sua concretezza e dall’altro perché rappresenta una chiara dimostrazione dello stato di difficoltà in cui versa una parte importante della popolazione forense. Al di là delle fredde statistiche. Al di là degli stereotipi sulla categoria. E al netto del processo di deindustrializzazione che sta affliggendo il territorio. A cui pesino Fiat ha deciso di dire addio trasferendo la propria sede fiscale e legale in Inghilterra e Olanda.