A.L.: strutturare l’assistenza ai privati

di nicola di molfetta

Sparigliare le carte. Il progetto A.L. è nato con questa vocazione. Quindici anni fa, nella “versione” A.L.T., contribuì ad accorciare la distanza tra studio legale e cittadini contribuendo alla diffusione nel Paese dei “negozi legali”, con ingresso su strada. Fu una rivoluzione. Successivamente, nella versione A.L., la strada è diventata la rete, e gli studi del network hanno continuato a lavorare per le persone e le piccole aziende puntando, tra le altre cose, sulla prossimità territoriale oltre che sulle competenze verticali. Adesso, il progetto è pronto per affrontare un terzo, fondamentale, step come spiegano in questa intervista a MAG Cristiano Cominotto e Andrew Grech. Il primo è stato uno dei fondatori di A.L.; il secondo è stato per anni il managing partner della prima law firm quotata al mondo (lo studio australiano Slater & Gordon) che aveva costruito la sua ascesa nel mercato occupandosi di danni alle persone, lavoro e class action.
Cominotto e Grech hanno cominciato a lavorare a questa fase tre del progetto A.L. circa un anno fa e adesso hanno deciso di venire allo scoperto raccontando la loro idea: dar vita al primo studio italiano capace di fornire un’assistenza strutturata a privati e piccole imprese.  «Con l’ingresso di Andrew Grech circa 12 mesi fa, accanto a me, c’è la volontà di sviluppare ulteriormente il modello di Business di A.L. e di portare l’organizzazione ad un livello nuovo. L’esperienza di Andrew nella creazione e gestione di studi legali ha dato nuovo impulso e nuovi obbiettivi ad A.L – dice Cominotto –.Entro la fine del 2023 e nel 2024 vogliamo crescere sensibilmente nel numero di avvocati (si punta a 100, ndr) e nelle città coperte e incrementare ulteriormente la qualità dei nostri servizi e l’esperienza dei nostri clienti nei servizi che offriamo».

Avete una campagna di reclutamento in corso? Che tipo di avvocati state cercando?
Cristiano Cominotto (CC): Nel mese di maggio 2023 abbiamo effettuato una campagna di recruiting, ed in un solo mese abbiamo ottenuto 15 adesioni. Da settembre a dicembre inizieremo una nuova campagna di recruiting in tutta Italia, in particolare in alcune delle maggiori città italiane: Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova, Bologna e Firenze, ma guardiamo anche con interesse il nord est, in primis Venezia e Padova.

Chi cercate?
CC: Stiamo cercando avvocati che vogliano lavorare in un contesto estremamente strutturato del tutto simile a quello dei grandi studi, ma che siano anche interessati a conservare individualità e autonomia, gestendosi quindi il tempo, la clientela e il fatturato con grande libertà. Cerchiamo anche colleghi che siano disposti a fare parte di un network di avvocati che condividono regole organizzative e di lavoro con riunioni anche plurisettimanali, all’interno dei dipartimenti e dei gruppi di lavoro di A.L.

Qual è l’obiettivo? È corretto dire che state cercando di creare il primo studio strutturato italiano che fornisce consulenza ai privati?
CC: Sì è corretto. Quello che noi vogliamo fare è portare in Italia l’esperienza degli studi stranieri che si occupano di privati. In Italia ha avuto successo la formula negli studi strutturati che forniscono assistenza alle società, ma è rimasto ancora aperto tutto lo spazio dei privati che generalmente viene seguito da singoli avvocati o piccoli studi. Noi pensiamo che anche la clientela privata debba essere seguita in maniera strutturata, da avvocati che hanno maggiore conoscenza nelle singole materie di competenza. Anche i privati come le aziende dovrebbero aspettarsi di non essere seguiti dallo stesso avvocato a seconda che abbiano un problema di diritto di famiglia, di successioni, oppure ancora immobiliare. In realtà non guardiamo solo ai privati, abbiamo comunque dei dipartimenti di avvocati che seguono esclusivamente imprese: tra questi voglio citare i dipartimenti di lavoro, data protection, Intellectual property e quello di contratti, anche internazionali.

Perché fino a oggi strutture simili non sono ancora nate in Italia?
Andrew Grech (AG): Crediamo che la natura indipendente e di piccole dimensioni degli studi legali e degli avvocati in Italia soddisfi le esigenze sia dei clienti che degli avvocati. È qualcosa che è in linea sia con la cultura che con il modo di lavorare italiano. Quindi, in qualche modo, non sorprende (almeno per noi) che i modelli dei grandi studi legali che seguono i privati negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito o Australia non abbiano ottenuto molto successo in Italia o in altre parti d’Europa. Ciò che cerchiamo di fare è offrire sia ai clienti che agli avvocati (che si occupano di privati) alcuni dei vantaggi che i grandi studi legali possono offrire, senza però snaturare quella che è la natura della professione legale rivolta ai privati in Italia.

Perché i cittadini dovrebbero interessarsi ad avere un professionista in una struttura organizzata in questo modo?
CC: Perché noi diamo la possibilità al cliente di trovare un avvocato preparato nella materia di competenza. Spesso anche all’interno delle materie tradizionali abbiamo persone che sono ulteriormente specializzate in sottocampi specifici. Ad esempio, abbiamo avvocati che si occupano di diritto del lavoro in generale, ed altri che all’interno di questa materia si occupano di specifici settori industriali, oppure di diritto previdenziale. Pensiamo che questo servizio, non solo aiuterà il pubblico a trovare il giusto avvocato e a vivere un’esperienza migliore, ma sarà d’aiuto anche ai nostri avvocati e genererà un solido flusso di lavoro.

Parlando di organizzazione: com’è il “nuovo” A.L.?
CC:Si tratta di una struttura organizzata a matrice, suddivisa per dipartimenti (infortunistica, lavoro, immobiliare, successioni, ecc.…) e progetti tematici (es. sostenibilità, previdenza, progetti di consulenza immobiliare sul co-housing, ecc..). Ogni team di lavoro ha uno o due capi progetto che riportano poi alla struttura centrale. Una delle cose interessanti dell’organizzazione di A.L. è che, se un avvocato è bravo e intraprendente, in brevissimo tempo può diventare il riferimento di un team o di un progetto. Al di sopra dei team c’è la struttura organizzativa centrale, che si interseca poi in modo perpendicolare con l’organizzazione territoriale e si occupa di assegnare i clienti secondo la specialità e il territorio.

Che forma giuridica avete scelto?
CC: A.L. rimane un network di avvocati svolto in forma associativa. Un paio di anni fa, dietro sollecitazione di alcuni membri, ci domandammo se fosse il caso di costituire uno studio associato.Abbiamo costituito un gruppo di lavoro che si è riunito in differenti tavoli per valutare i pro e i contro della eventuale scelta. Alla fine abbiamo convenuto che la forma del network, se bene organizzata (e noi abbiamo molta esperienza), può funzionare come una struttura unitaria ed è più economica dello studio associato, è meno burocratica e lascia più libertà agli associati rispettandone le loro individualità non solo professionali.

Chi sono i soci?
CC: I nostri partner sono avvocati, professionisti indipendenti con esperienza che hanno accettato di aderire ai valori e ai livelli di servizio richiesti per diventare un membro di A.L. Alcuni dei nostri partner avvocati accettano di essere inseriti nei programmi di sviluppo di clientela, mentre altri scelgono di partecipare solo al nostro programma di conferenze, sviluppo professionale e networking.

È questa una partnership “aperta”?
CC: Sì, A.L. ha una grande libertà in ingresso e in uscita per gli avvocati, anche se quasi tutti i membri sono insieme a noi da più di cinque anni e molti da oltre dieci anni, che per una realtà nata 15 anni fa è un risultato incoraggiante. L’adesione ad A.L. avviene solo su invito.

Come funziona?
CC: Il nostro processo consiste nel condurre una due diligence sugli avvocati che esprimono interesse a unirsi ad A.L. e, se li consideriamo allineati ai valori del nostro network e con un’esperienza professionale adeguata alla nostra clientela, allora gli offriamo di entrare come membri associati di A.L. La partnership è aperta, nel senso che non c’è alcun vincolo a rimanere all’interno di A.L., salvo alcune regole di gestione della clientela comune che permangono anche successivamente all’eventuale uscita di un avvocato per garantire la continuità del servizio al cliente.

Avvocato Grech, cosa l’ha spinta a promuovere questa iniziativa?
AG: Sono da sempre interessato a trovare soluzioni su come aiutare le persone comuni a identificare e selezionare il giusto avvocato e ricevere un ottimo servizio, oltre ad aiutare gli studi legali e gli avvocati a fornire un servizio eccellente in modo professionale e redditizio.

A.L. si affiancherà a Gordon Legal? Ha in mente anche iniziative simili in altri Paesi?
AG: No, Gordon Legal è uno studio legale indipendente che opera solo in Australia senza intenzione di espandersi all’estero. Per A.L. Cristiano e io crediamo che ci sia un grande potenziale in Italia e forse in altre parti d’Europa, in un futuro a lungo termine.

Le class action saranno una delle aree di attività di A.L.?

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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