Gop: dopo il rebranding lo studio spinge su istituzionalizzazione, tecnologia, sostenibilità

di nicola di molfetta

 

Nei momenti di tempesta, ogni navigante ha bisogno di una bussola. Il 2020, con la tragedia del Covid-19, è stato un anno in burrasca, che ha messo a dura prova la capacità di tenuta del sistema economico, finanziario e, ovviamente, del mercato della consulenza. Inclusa quella legale.

Per molti, l’anno che ci lasciamo alle spalle è stato un anno di scelte inedite e grandi cambiamenti. Per alcuni, invece, ha favorito l’accelerazione sul fronte di processi evolutivi già in corso e che oggi si sono rivelati determinanti per consolidare un posizionamento competitivo.

Tra questi ultimi, senza dubbio, possiamo annoverare i professionisti di Gianni & Origoni che hanno affrontato i flutti tenendo gli occhi su alcuni obiettivi strategici ben definiti. A cominciare dall’istituzionalizzazione che, a valle di un percorso lungo dieci anni, ha raggiunto un traguardo simbolico proprio con la scelta trasformare una volta per tutte il nome dell’organizzazione in un brand che ne racconti la storia e i valori.

Gianni & Origoni è un punto di riferimento granitico della scena legale d’affari italiana. Lo dimostra la capacità di resistenza agli eventi. Dall’uscita di un socio di peso come Cappelli, alle catastrofi sanitarie.
Guardando solo al fronte m&a, lo studio ha archiviato l’ultimo anno con 56 operazioni per un valore complessivo di oltre 18,4 miliardi di euro. Chiudendo l’anno sostanzialmente in linea con il risultato record del 2019 che ha visto il fatturato attestarsi attorno ai 154 milioni di euro. «Ma il 2020 – sottolineano gli avvocati in questa intervista – è stato un anno di consolidamento dello studio, importante al di là dei risultati economici, un anno duro che tuttavia ci ha reso più uniti per il raggiungimento di un interesse comune: superare insieme difficoltà di carattere eccezionale».

 Il 2020 è finito con l’annuncio del rebranding: una scelta dettata non solo dall’uscita di uno degli ex name partner, Roberto Cappelli, ma soprattutto dalla volontà di consolidare l’istituzionalizzazione di Gianni & Origoni?
Rosario Zaccà (RZ): Il rebranding ha rappresentato l’occasione per esprimere il nostro continuo desiderio di migliorare, crescere, andare oltre. Eravamo da tempo impegnati in un processo di riflessione sul nostro nome e l’uscita di Roberto (Cappelli, ndr) ha dato un’accelerazione a questo processo. Sentivamo il bisogno di adeguare il nostro nome all’evoluzione dello studio, soprattutto su due dimensioni, per noi fondamentali. L’internazionalizzazione è stata forse la dinamica che richiedeva un’ottimizzazione in modo più urgente e concreto: il nuovo brand è più adatto ad una realtà globale come oggi siamo per molti motivi – non ultimo la maggiore facilità con cui è possibile riconoscerlo e pronunciarlo. La seconda dimensione è invece l’istituzionalizzazione – un percorso che come sa ha radici profonde nello studio e a cui dedichiamo molta energia negli aspetti organizzativi e di governance; una energia che oggi trova cittadinanza anche nel nostro nome.

Antonio Auricchio (AA): C’è infine un aspetto molto legato al nostro vissuto: dal confronto tra soci è emerso in modo chiaro come i clienti, gli stakeholder, gli amici, a volte noi stessi abbiamo continuato a chiamarci Gianni & Origoni per tutti questi anni, con un valore di vera istituzione attribuita ai nomi dei fondatori, e quella & che unisce e che rappresenta il nostro impegno nella costruzione di un rapporto di vera partnership con i nostri clienti. Insomma, in fondo per molti, “Gianni & Origoni” lo siamo sempre stati, così come Gop, che continuerà ad essere il nostro dominio internet e il modo in cui abbreviare il nostro nome.

Quali sono i messaggi che lanciate trasformando in brand i nomi dei fondatori?
AA: I soci fondatori hanno sempre manifestato il desiderio di creare uno studio in grado di continuare ad esistere nel tempo. Quando parliamo della capacità del nostro brand di coniugare le fondamenta solide dello studio e la nostra propensione verso il futuro intendiamo esattamente questo. E non si tratta di una aspirazione verso un principio astratto, ma si nutre al contrario di comportamenti molto concreti, che appartengono alla quotidianità di tutti noi.

RZ: Come quelli che mantengono solida una cultura aziendale improntata al valore dell’accoglienza, anche perché viene alimentata da un grande numero di soci che hanno sviluppato un lungo percorso professionale all’interno dello studio, collaborando in maniera sinergica, e favorendo l’inserimento di nuovi soci. Oggi questo nuovo brand racconta anche la loro storia e ciò che hanno contribuito a costruire insieme ai soci fondatori.

Avete anche registrato il marchio?
RZ: Stiamo procedendo con tutte le azioni necessarie per registrare il nuovo brand a livello nazionale per poi estenderlo anche all’UE e ai Paesi in cui siamo presenti.

Marchio a parte, come si è chiuso l’anno per lo studio?
AA: Il 2020 si chiuderà con margini in…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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