Avvocati: dagli studi legali d’affari 5 idee per cambiare la pratica e l’esame di Stato
Come le olimpiadi, l’expo e gli europei di calcio. Rinviati causa Covid. Il 2020 si chiude senza l’annuale sessione di “scritti” per l’ammissione all’esercizio della professione forense. Temevamo che sarebbe successo. E così è stato. L’annuncio, via Facebook, è arrivato il 5 novembre, direttamente da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Se ne riparlerà in primavera. Le date dovrebbero essere ufficializzate in Gazzetta il 18 dicembre. Una situazione difficile da sostenere per gli oltre 20mila praticanti avvocati in attesa “di giudizio”, ovvero di passare dalla condizione di tirocinante a quella di professionista in grado di esercitare.
Se i tempi in cui la procedura di esame si svolgerà sono ancora incerti, le modalità di verifica della preparazione dei candidati alla toga saranno, a meno di sorprese, le solite.
Tre giorni di prove scritte da dedicare rispettivamente a un parere motivato di diritto civile, uno di diritto penale e alla redazione di un atto giudiziario. Una maratona giuridica da affrontare muniti di penna a sfera e fogli protocollo, al termine della quale saranno selezionati coloro i quali potranno essere sottoposti all’esame orale (sei materie inclusa la deontologia) in presenza o da remoto, a seconda di quello che sarà lo stato dell’allerta pandemica.
Se d’istinto la prima reazione alla notizia del rinvio degli scritti 2020 è quella del biasimo e dell’indignazione, a mente fredda non si può non cogliere l’opportunità che si cela dietro l’episodio. L’esame di Stato per l’ammissione all’esercizio della professione forense è un rituale ormai obsoleto. Da anni si parla di cambiarlo. E questa contingenza potrebbe essere l’occasione giusta per mettere mano alla questione in maniera concreta. Qualcosa, del resto, si sta già muovendo.
Il 26 novembre scorso, la Commissione Giustizia della Camera si è riunita in sede referente per prendere in esame la proposta di legge 2334, presentata a gennaio 2020 (ancora in epoca pre-covid) dall’onorevole Gianfranco Di Sarno del Movimento 5 Stelle. La sessione di lavori è servita a decidere di abbinare all’esame di questo testo anche la proposta (2687) presentata sullo stesso argomento il 29 settembre scorso da un altro deputato, Carmelo Miceli, del Pd, che ha fatto proprie anche alcune posizioni dell’Aiga in merito alla modifica delle leggi 247/12 e 36/34 che al momento disciplinano la materia (si veda il box). Il prossimo step saranno le audizioni informali di esperti e addetti ai lavori. La strada, insomma, è ancora lunga.
MAG, raccogliendo diverse sollecitazioni arrivate direttamente dai suoi lettori, ha deciso di provare a capire in che modo gli avvocati d’affari vorrebbero che l’esame di Stato cambiasse. Per la categoria, infatti, la questione ha una rilevanza non da poco.
Se si guarda soltanto ai primi 50 studi (per giro d’affari) attivi in quest’area di mercato, infatti, ci si ritrova difronte a una popolazione di circa 10mila professionisti che ospitano nelle loro organizzazioni quasi 2.000 praticanti l’anno: facendo qualche rapido calcolo, si parla del 10% del totale degli esaminandi. E, lo ripetiamo, si tratta solo dei primi 50 studi.
Utilizzo della tecnologia, aumento delle sessioni, riduzione delle prove scritte e delle materie per l’orale, maggiore valorizzazione della pratica svolta e responsabilizzazione dei professionisti sul piano formativo ed economico. Sono questi alcuni dei punti principali emersi dalle riflessioni che più di trenta rappresentanti della business law italiana hanno voluto condividere con MAG e che qui cercheremo di rappresentare.
LE 5 AZIONI NECESSARIE
Selezione
Filtrare l’accesso alla pratica attraverso test attitudinali. Disincentivare chi non è realmente interessato alla professione
Valorizzazione della pratica
La valutazione del percorso di pratica dovrebbe far parte degli elementi di cui tener conto per l’ammissione all’esercizio della professione
Aumento delle sessioni
Per evitare che tra la fine della pratica e l’inizio dell’attività libero professionale passi troppo tempo si dovrebbero (almeno) raddoppiare le sessioni d’esame annuali
Riduzione delle prove
Ridurre il numero delle prove e orientarle alla verifica non solo delle competenze teoriche ma anche di quelle pratiche di approccio alla soluzione dei problemi
Utilizzo della tecnologia
Basta compiti scritti con la penna e su fogli protocollo. Ci sono i mezzi e le condizioni per aprire all’uso dei computer anche nell’esame da avvocato
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