Antitrust: Chieppa, AGCM e giudice civile devono collaborare per potenziare la procedura di private enforcement

È importante che il giudice civile e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) l’importanza di cooperazione tra nell’ambito dell’antitrust private enforcement.

Né è convinto Roberto Chieppa, segretario generale dell’Autorità Garante della Concorrenza e presidente di sezione del Consiglio di Stato, intervenuto alla XIII edizione del convengo Antiturst fra diritto nazionale di diritto dell’Unione Europea, organizzato da Rucellai & Raffaelli a Treviso, presso la Casa dei Carraresi.

Ed è importante, continua Chieppa, potenziare la procedura di private enforcement.

In un’ottica di supporto e assistenza al giudice al fine di assicurare una piena effettività al private enforcement, Chieppa evidenza i tratti salienti (e le relative limitazioni) della disciplina europea e nazionale relativa alle azioni risarcitorie promosse a seguito dell’accertamento di violazioni delle norme a tutela della concorrenza. Gli aspetti principali rilevati sono: la possibilità di accesso da parte dei giudici nazionali alle prove contenute nei fascicoli dell’Autorità; la previsione dell’efficacia vincolante delle decisioni dell’Autorità divenute definitive (anche nella prospettiva degli effetti di tale riconoscimento); le disposizioni normative e gli aspetti legati alla cooperazione nella quantificazione del danno.

Chieppa riflette sull’impatto delle disposizioni sulla prassi seguita dall’Autorità italiana. In particolare, prospetta alcune soluzioni volte a un efficace miglioramento degli strumenti di cooperazione tra i giudici ordinari e le autorità antitrust nazionali/europee, con particolare riferimento alla figura dell’amicus curiae. A tal riguardo, il relatore ha ricordato la recente esperienza dell’Autorità nell’ambito del giudizio dinnanzi al Tribunale di Roma promosso da Uber contro le lobby dei tassisti.

rosailaria iaquinta

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