Un in house alle legal operations di Baker McKenzie

di anthony paonita

 

Adesso cambia tutto. Era questo il mantra nel 2008, dopo il crollo dei mercati finanziari. I “futurologhi del legal” sostenevano che il rapporto tra clienti e studi legali sarebbe cambiato per sempre. I general counsel non sarebbero stati più disposti a pagare tariffe orarie da capogiro ai grandi studi. E le law firm avrebbero imparato come essere più efficienti, perché una disciplina relativamente nuova, le legal operations, metteva radici nelle direzioni legali aziendali. Questi professionisti, perlopiù giuristi particolarmente abili con numeri e procedure, avevano compreso come aiutare le organizzazioni a ridurre tutti i tipi di spese, monitorandole da vicino.

Tra i guru delle legal operations a livello mondiale c’è David Cambria. In quanto legal operations chief dell’assicuratore Aon e poi del colosso dell’alimentare Archer Daniel Midlands, ha tenuto sotto controllo la spesa per le consulenze legali esterne, seminando “terrore” tra gli studi legali meno accondiscendenti. “Terrore” è un termine troppo forte se associato a Cambria, persona cordiale e disponibile, ma non stiamo parlando di una preda facile.
È una celebrità tra gli addetti ai lavori delle legal operations, al punto da avere persino un gruppo di supporto, il Corporate Legal Operations Consortium (Cloc).
A un certo punto però Cambria ha rimescolato le carte. Lo scorso anno Baker McKenzie lo ha assunto per guidare un team di legal operations.
Quest’anno è stato promosso a Chief of Services.
Quest’apparente apostasia ha incuriosito la redazione di MAG, che ha incontrato Cambira per parlare del suo ruolo, e del perché crede che le legal operations – ne è davvero convinto – siano il futuro dei servizi legali.

Un grande cambiamento…Ha lavorato in house per gran parte della sua carriera e poi è entrato in Baker McKenzie. Cosa l’ha spinta?
Non stavo cercando un nuovo lavoro. Eppure, mi è capitata l’occasione di parlare con Baker McKenzie di un ruolo a cui lo studio stava pensando. L’opportunità mi è stata suggerita da un contatto interno alla firm, che mi ha consigliato di fare anche solo quattro chiacchiere coi vertici di Baker.

 Com’è andata?
Le discussioni sono durate otto mesi, abbiamo parlato di come lo studio vuole ripensare l’offerta dei servizi. Di come vuole trovare nuovi modi per collegare le dimensioni e la portata della firm alle esigenze dei clienti.

E…?
All’inizio ero dubbioso perché, in tutta onestà, significava replicare qualcosa di già visto in house. Ma negli otto mesi di discussioni ho visto cosa stesse facendo lo studio. Ha eletto un presidente il cui programma era basato sul miglioramento del rapporto coi clienti. Ed è stato eletto dai colleghi perché lo portasse avanti. Inoltre, lo studio stava intraprendendo un progetto di modernizzazione per portare tutte le funzioni professionali di questo tipo a livello globale, per fornire ai partner le cose di cui hanno bisogno su larga scala.

L’ha spinta questo…
Mi ha spinto la piattaforma globale, impegnata a migliorare il servizio alla clientela a livello mondiale. Questa è la cosa che ho trovato più interessante.

Lo studio si sarà guardato attorno. Avrà preso spunto da Axiom e United Lex, società che offrono servizi tecnologici e legali. E anche dalle Big Four…
Si guardava attorno da anni. Episodicamente si è occupato di esigenze simili. Per esempio, a Manila c’è stato un…

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