Avvocati e secondment: opportunità e costi di un trend sempre più diffuso
Legali in prestito. Sono questo i secondee, avvocati d’affari inviati per un periodo più o meno lungo in azienda, a dar man forte ai team legali interni. Risorse che diventano “quasi-dipendenti” del cliente, supportandolo nell’ordinaria amministrazione dell’ufficio legale, generalmente nei momenti di picco di lavoro.
Se gli in house (generalmente) sono grandi sostenitori del secondment, gli studi legali lo vivono (in molti casi) come un fenomeno controverso. Distaccare un professionista destinandolo in toto a un solo cliente implica un dispendio di risorse non da poco. Ma è anche vero che può comportare una serie di vantaggi in termini di sviluppo del business e assegnazione di nuovi mandati.
Risorse
Secondo il 69% dei rispondenti le richieste di secondment sono aumentate considerevolmente negli ultimi anni. Ad ogni modo, si tratta di un servizio che numericamente ha uno scarso impatto sull’organico delle realtà che hanno partecipato all’indagine, che in media contano ben oltre un centinaio di avvocati, coinvolgendo mediamente cinque risorse. Nella maggior parte dei casi (70%) si tratta di professionisti di seniority media, cioè di associate e meno frequentemente di giovani praticanti (18%) o senior associate (12%). Nel campione preso in esame, chi ha più esperienza, e quindi è inquadrato come counsel o of counsel, non viene coinvolto in questi progetti di distaccamento temporaneo.
La brevità dei progetti di secondment è una costante che accomuna gli studi. Stando ai dati raccolti, i tempi di permanenza in house delle risorse non superano praticamente mai i dodici mesi. Nel 79% delle circostanze sono pari o poco inferiori a un anno e nel 21% a sei mesi circa.
Un punto delicato è quello che riguarda il rischio che gli studi corrono di perdere il collaboratore a vantaggio dell’azienda ospitante. Al termine del periodo di lavoro in azienda, infatti, quasi due avvocati su cinque (il 37%) vengono assunti e restano in pianta stabile dal cliente.
Concentrandosi invece sulle specializzazioni dei legali, va provvisoriamente in azienda soprattutto chi lavora nei dipartimenti Banking & Finance (il 32% dei secondee) e Corporate M&A (il 29%), seguono Arbitration & Litigation e IP/TMT (il 13% ciascuno), Labour (il 9%) e infine gli esperti di Regulatory/Public policy e Restructuring (il 2% ciascuno).
Cliente
Un altro dato interessante è quello riguardante la tipologia di cliente che richiede maggiormente i servizi di secondment. Secondo la ricerca si tratta di istituzioni bancarie o finanziarie nel 32% dei casi e di società attive nei comparti: energetico (17%); moda, lusso o design (12%); industriale (9%); tecnologie, media e telecomunicazioni (tmt) ed editoriali (9%); chimico, farmaceutico e sanitario (6%); assicurativo (3%); infrastrutture, costruzioni e trasporti (3%); servizi e consulenza (3%) e utilities (3%).
Quanto alla tipologia e alla nazionalità della realtà da cui proviene la richiesta, parliamo principalmente di grandi gruppi (nell’86% dei casi) italiani (82%).
Compensi
Come funziona invece la remunerazione dello studio per il servizio di secondment offerto? Dai questionari emerge che generalmente si definiscono col cliente accordi ad hoc per le singole esigenze (nel 74% dei casi). Tuttavia, alcuni studi (il 13%) preferiscono stabilire delle regole specifiche valide per tutti i secondment e altri (il 13%) fanno rientrare la prestazione all’interno dei contratti forfettari di consulenza.
Le tariffe, che sono generalmente fisse, vengono determinate in base alla…