INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE

I penalisti si strutturano: verso una stagione di cambiamenti

Massimo Dinoia, Giuseppe Iannaccone e Giuseppe Fornari pensano a nuove forme di collaborazione

 

Fino a oggi, quello dei penalisti è rimasto quasi un mondo a parte all’interno del mercato dei servizi legali. Una categoria che è riuscita a resistere all’affermazione delle dinamiche competitive più spinte che hanno travolto l’avvocatura d’affari negli ultimi vent’anni ed è riuscita a restare ancorata a un modello di organizzazione tradizionale. Ma qualcosa adesso sta cambiando. E anche questa categoria manifesta l’esigenza di rinnovarsi per rispondere in modo adeguato alle esigenze sempre più pressanti e diversificate dei clienti.

Legalcommunity.it ne ha parlato  con tre dei più noti protagonisti del settore, gli avvocati Massimo Dinoia, Giuseppe Iannaccone e Giuseppe Fornari, i quali sembrano intenzionati a mettere a punto una strategia comune su questo tema. L’innovazione, per loro, non è d’altra parte una novità.

Massimo Dinoia, per esempio, aveva concepito e strutturato l’idea dell’associazione professionale – composta all’epoca da giovanissimi avvocati – già da gennaio 2012: «Una scelta rivelatasi quanto mai azzeccata – spiega Dinoia – perché ha posto ciascuno dei soci nelle condizioni di essere riconosciuti dal mercato, sia individualmente che come parte essenziale di una squadra. Il concetto di squadra è diventato presto l’asse portante dello studio: i clienti sanno di essere seguiti da professionisti di altissimo livello, in grado di cooperare fra loro in modo da offrire una risposta concreta ed immediata in qualsiasi situazione. Questo non significa immobilismo e rifiuto del cambiamento, anzi. È l’esatto contrario: il concetto stesso di squadra mette in conto fasi di evoluzione, di rinnovamento e di progresso. Il segreto sta, in ogni caso, nel saper anteporre la condivisione di un progetto e la volontà di perseguire obiettivi comuni agli obiettivi particolaristici dei singoli individui. Altrimenti si rimarrà sempre ancorati al concetto degli studi monocratici di una volta».

Concetti ampiamente condivisi da Giuseppe Iannaccone: «Ho sempre ritenuto che la possibilità di contare su una squadra valida ed affiatata di professionisti fosse il presupposto indispensabile per riuscire a soddisfare le molteplici esigenze del mercato. E questo vale a maggior ragione per chi – come me – ha sempre aspirato ad offrire al cliente un’assistenza legale estesa ad ogni profilo, sia civile che penale, dell’attività di impresa. Per questa ragione, ho aperto la strada all’associazione professionale sin dal 2007, e oggi posso contare su cinque soci riconosciuti dal mercato, e su uno studio che si sta dotando di un’organizzazione sempre più strutturata e moderna».

Giuseppe Fornari ha a sua volta concepito e strutturato un modello di studio che fa leva su giovani e validi professionisti esposti in prima linea sui grandi clienti: «Quella della linea verde è sempre stata una prerogativa del mio studio, di cui vado fiero. Accade spesso – e in ogni settore del mercato – che i più giovani non siano valorizzati al meglio, poiché valutati soltanto anagraficamente e non per le loro qualità. Secondo me, invece, la scelta vincente è quella di creare una giusta combinazione tra professionisti esperti e giovani e validi colleghi, che oltre a garantire un elevato standard di qualità, hanno una grande capacità di orientamento verso le sempre più eterogenee richieste del mercato. Devo dire che il tempo mi sta dando ragione: la clientela si è dimostrata entusiasta di questo approccio e del lavoro di tutti i colleghi del mio studio».

 

Oggi questi professionisti hanno aperto un tavolo di confronto per capire come fronteggiare, ad esempio, uno dei segnali più evidenti del cambiamento, rappresentato dall’apertura di dipartimenti di diritto penale anche in seno agli studi full practice, nazionali ed internazionali.

Fenomeno che però sembra non spaventarli: «Ho grande rispetto per gli studi internazionali – commenta Dinoia – e credo che la scelta di aprire al penale sia gratificante per il loro business. Sono però convinto che le boutique, mettendo a punto qualche piccolo accorgimento per garantire al cliente la reattività che esso chiede, manterranno intatta la loro fetta di mercato. Ciò per la semplicissima ragione che si tratta di due mercati diversi. Il penalista indipendente, abituato a calcare i Tribunali e conosciuto per l’autorevolezza di cui gode tra i magistrati, vince ancora oggi il confronto in ambito processuale. Quando il manager d’azienda o l’imprenditore sono accusati di reati anche gravi e rischiano la loro carriera (ed a volte la loro stessa vita), è al professionista indipendente che si rivolgono, persino su segnalazione e suggerimento dei grandi studi full service».

Sulla stessa lunghezza d’onda si mostra anche Iannaccone: «I mercati internazionali e la visione globale del business chiamano anche il penalista tradizionale a nuove sfide da affrontare attraverso una sempre più strutturata organizzazione del lavoro. I processi penali cambiano e cambieranno ancora, mano a mano che muta il mondo degli affari e della tecnologia. Questioni come l’on-line search e i software di ricerca intelligente apparivano fantascienza fino a pochi anni orsono. Per non parlare del sempre maggiore impatto delle sentenze delle Corti sovranazionali nel nostro ordinamento. Ma oggi, tutti questi adeguamenti trovano ben preparate le boutique fortemente strutturate e che riescono a sfruttare sinergie d’expertise ».

I concetti di sinergia e unione sono ribaditi con forza anche da Fornari: «Credo che il futuro delle boutique sia quello di mettere insieme le professionalità per offrire alla clientela un servizio ampio e diversificato, a più livelli, che non si fermi all’attività processuale ma si preoccupi anche dell’assistenza continuativa su temi ordinari e di compliance. Tutto questo diventa più facile se si costruiscono forme di cooperazione strutturata tra studi, che passano anche attraverso iniziative di tipo scientifico e formativo in favore delle aziende. I penalisti devono capire che occorre non solo offrire un prodotto di primissima qualità, ma anche essere presenti nella vita quotidiana dell’azienda e pronti a fornire supporto in tempo reale laddove richiesto. Insomma, occorre rispondere alla forza commerciale ed alla cassa di risonanza propria dei grandi studi con un’organizzazione strutturale altrettanto complessa e all’avanguardia, che curi la qualità al pari degli aspetti comunicativi».

«Bisogna rivedere il branding e la comunicazione, rinnovarsi ed essere più presenti anche a livello social – insistono i tre professionisti – perché i clienti apprezzano sentirsi al centro dell’attenzione e premiano la proattività del professionista».

Insomma, nuove forme di cooperazione e sinergie sembrano essere all’orizzonte tra i penalisti di boutique. Che non nascondono di essere in una fase di profonda meditazione su possibili cambiamenti strutturali, sia interni che esterni. «Non lo escludiamo», concludono all’unisono ancora i tre professionisti.

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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