Non di soli avvocati vivrà lo studio legale

di nicola di molfetta

Qualche anno fa siamo stati subissati di mail e messaggi da parte di zelanti lettori impazienti di farci notare che nell’elenco dell’allora edizione de L’Avvocato dell’Anno (come in quello di questa, del resto) comparivano non solo nomi di professionisti iscritti agli albi forensi ma anche di commercialisti. Ohibò! Come se non lo sapessimo. Come se l’universo professionale che stavamo raccontando (e che continuiamo a raccontare) fosse riducibile al piccolo mondo antico delle botteghe legali e non fosse, invece, ormai divenuto un complesso organismo fatto di strutture composite, in cui le distinzioni per titoli dei professionisti hanno da tempo lasciato il passo a una visione e gestione d’insieme delle organizzazioni.

Il fatto è che, come ha recentemente notato il professor Michele DeStefano dell’Università di Miami interpellato dal Financial Times (FT), per la stragrande maggioranza degli avvocati, gli studi sono roba da legali e basta. E il suo intervento, badate, arriva non in merito ai commercialisti (che all’estero sono tax lawyer e quindi avvocati come gli altri) bensì a proposito di tutte le altre figure professionali che cominciano a riempire le stanze delle law firm internazionali e che saranno destinate a essere sempre più presenti.

 

 

Parliamo di tecnici, specialisti IT, ingegneri, chimici e business professional d’ogni sorta che stanno diventando sempre più presenti e sempre più integrati nell’attività delle law firm che non si limitano più a occuparsi di consulenza legale stricto senso ma lavorano alla produzione di servizi che vengono realizzati da team eterogenei in cui gli avvocati agiscono fianco a fianco a professionisti di diversa estrazione e i prodotti o i servizi in questione non sono solo di natura legale ma anche collaterali. Si tratta di un orizzonte in totale evoluzione. Addirittura, riporta l’FT, i managing partner degli studi inclusi nell’elenco delle 50 realtà più innovative d’Europa, ritiene che queste organizzazioni, nel prossimo futuro, impiegheranno meno avvocati e più figure di business come data scientist ed esperti tecnologi. In un certo senso si tornerà a essere generalisti. Ovvero professionisti esperti in una branca del diritto, ma anche in materia di business e tecnologia.

Il grado di novità dello scenario che comincia a pararsi dinanzi ai nostri occhi lo si misura dall’enorme quantità di termini e definizioni inglesi che ancora non hanno una traduzione ufficiale in italiano.

Fateci caso. È il segno che un nuovo gap comincia a essere scavato tra le law firm sul mercato. Un nuovo fattore competitivo che separerà i protagonisti di domani da quelli di oggi creando la nuova generazione di market leader.

 

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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