Nunziante Magrone, pronti a crescere
A cavallo del cambio di stagione, con la primavera che si affaccia timidamente nel grigio milanese, si respira aria di novità. MAG incontra il managing partner, Gianmatteo Nunziante, e i soci Francesco Abbozzo Franzi e Gianmarco Mileni Munari dello studio Nunziante Magrone. La boutique, 50 professionisti, 11 soci equity, tre sedi in Italia (Roma, Milano, Bologna) e un fatturato stimabile più o meno a metà strada tra cinque e dieci milioni, è in piena manovra.
I soci condividono la consapevolezza che una struttura multipractice di queste dimensioni che voglia stare sul mercato essendo competitiva deve necessariamente cambiare passo e investire sull’incremento delle proprie dimensioni. «Lo studio», dice Nunziante, «al momento è chiaramente una realtà mid tier. Siamo consapevoli che in un contesto globale, strutture di queste dimensioni o più piccole, faranno sempre più fatica a sopravvivere nei prossimi cinque anni. Mi riferisco in particolare a chi come noi si occupa di diverse materie e non ha un’impostazione da boutique specialistica».
Con il recente retirement di Livia Magrone, per lo studio fondato nel 2002 da Gianmatteo Nunziante e Giandomenico Magrone (scomparso pochi anni fa) si è compiuto un primo passaggio generazionale.
Lo studio ha registrato l’uscita di alcuni soci storici, come Cesare Lanciani o Gabriele Crespi Reghizzi e l’ingresso di nuovi professionisti come il trio ex Jenny formato da Mileni Munari, Ruben Pescara e Giuseppe Cucurachi arrivati nel 2015 e dedicati nell’ordine a corporate m&a, real estate e diritto del lavoro, Niccolò Ferretti (entrato nel 2016) in carico per l’attività Ip e più di recente (2017) Claudio Giordano arrivato in squadra da Macchi di Cellere Gangemi per occuparsi di tax.
Ma lo studio non ha ancora finito. «Milano è diventata pivotale», dice Nunziante, «qui certamente continueremo a crescere. Ma anche Roma sarà oggetto di investimenti: vogliamo rinvigorire la fascia dei 40enni».
Lo studio tendenzialmente continuerà a osservare una sorta di divisione dei ruoli tra le proprie sedi. Roma dovrebbe crescere ancora nell’amministrativo e nel litigation (che vale il 30-35% del volume d’affari). Mentre Milano, aggiunge Mileni Munari, «si focalizzerà di più sul corporate commercial. Riteniamo che sia più congeniale alla piazza».
I soci non escludono che questa fase possa portare anche all’integrazione con piccole boutique. «Tra gli studi di piccole dimensioni», dice Mileni Munari, «sono tanti quelli che si interrogano su come affrontare il futuro».
Lo studio da diversi anni ha anche creato…
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