Cassazione, Bana e Trevisan & Cuonzo vincono per il marchio BMW
Importante riconoscimento destinato a pesare sul piano della giurisprudenza è stato conseguito dallo Studio Bana e dallo Studio Trevisan & Cuonzo che hanno visto confermate le proprie tesi dalla sezione V della Suprema Corte di Cassazione, la quale ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato che aveva acquistato online a un prezzo «vile» numerosi prodotti (più di un centinaio di coprimozzo) a marchio contraffatto BMW.
Nello specifico, la Suprema Corte ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva riconosciuto penalmente responsabile l’imputato per il reato di cui all’art. 474 c.p., ritenendo raggiunta la prova sia della consapevolezza dell’imputato della contraffazione della merce di dichiarata origine cinese acquistata sul web, sia dell’evidente fine di ricavarne un profitto.
La disposizione dell’art. 474 c.p., così come riformulata dalla legge 99/2009, ha distinto, in due separati commi, la condotta di chi, fuori dai casi di concorso nei reati di cui all’art. 473, introduce nel territorio dello stato prodotti contraffatti e quella di chi, fuori dai casi di concorso nella contraffazione e introduzione nello stato, detiene per la vendita o mette in circolazione tali prodotti. In particolare è stata aumentata la pena prevista per la condotta di introduzione riconoscendo in essa un disvalore maggiore, nonché un significativo danno di immagine per i titolari dei marchi.
La questione, che dimostra l’efficacia degli strumenti di tutela del marchio messi in campo da BMW in Italia, è stata seguita per i profili penali dall’avvocato Antonio Bana, unitamente agli avvocati Giuseppe Bana e Sara Tarantini, mentre per i profili civilistici e per quelli doganali è stato seguita dallo studio Trevisan & Cuonzo nelle persone degli avvocati Giulia Affer, Lia Puntieri e Giacomo Desimio.