Tribunale unificato dei brevetti, un’occasione per l’Italia
di Sebastian Moore*
I brevetti sono diritti di proprietà industriale che garantiscono un monopolio ventennale a invenzioni tecniche in settori spesso strategici: ad esempio, nuovi farmaci, dispositivi medici o nuove tecnologie. Si tratta di diritti con un’efficacia territoriale limitata ai confini nazionali di ciascuno stato in cui vengono concessi. In altre parole, il titolare diventa proprietario di uno o più brevetti nazionali, ciascuno disciplinato dal diritto del proprio Paese ed efficace solo all’interno del suo territorio. A livello europeo, questo implica che, per impedire a un soggetto terzo di violare un brevetto, è necessario azionare ogni brevetto nazionale nel rispettivo Paese europeo. La conseguenza è il moltiplicarsi delle azioni e dei costi ad esse connessi, nonché l’incertezza del risultato dovuta a possibili decisioni confliggenti.
Per oltre 40 anni, gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno cercato di creare un sistema brevettuale in grado di assicurare una protezione uniforme a livello europeo. Finalmente, nel 2012, sono stati approvati due regolamenti sul brevetto europeo “ad effetto unitario” (il Regolamento (UE) n. 1257/2012 e il Regolamento (UE) n. 1260/2012). Parallelamente, nel 2013, gli Stati Membri dell’UE (escluse la Spagna, la Polonia e la Croazia) hanno approvato e sottoscritto l’Accordo sul Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB). Il TUB è competente a decidere – con provvedimenti efficaci su tutto il territorio europeo – sulle questioni di validità e contraffazione dei brevetti unitari e dei brevetti europei. È composto da un Tribunale di primo grado e da una Corte d’Appello. Il Tribunale di primo grado a sua volta comprende una divisione centrale e divisioni locali e regionali. Secondo quanto previsto dall’Accordo, la divisione centrale ha la propria sede a Parigi, con due sezioni a Londra e a Monaco, la cui competenza è individuata in base al settore tecnico dell’invenzione brevettata. Tra le competenze della sede londinese del TUB vi è quella relativa ai brevetti farmaceutici, biotecnologici e chimici. Tuttavia, a seguito della Brexit, il Governo del Regno Unito non farà più parte dell’Accordo.
Nel momento in cui il Regno Unito recederà dall’Accordo, Londra non potrà più ospitare la sezione della divisione centrale e si pone quindi il tema di individuare una nuova sede. Milano è in un’ottima posizione per candidarsi, per almeno due ordini di ragioni.
La prima è legata al ruolo di primo piano dell’Italia nel mercato farmaceutico e nel campo dei brevetti: l’Italia è attualmente il maggiore produttore di farmaci in Europa ed è anche uno dei principali mercati europei per i prodotti medicinali, insieme a Germania, Francia e Regno Unito; inoltre, l’Italia è tra i Paesi europei con il maggior numero di brevetti europei. Il secondo motivo è invece legato alla reputazione di Milano nel settore della proprietà industriale: il capoluogo lombardo già accoglie le migliori figure professionali del settore, tra cui giudici, avvocati e consulenti in proprietà industriale. Inoltre, avrebbe già a disposizione una sede, in quanto già ospita la divisione locale del TUB, e può vantare un’ottima rete di collegamenti e infrastrutture. Insomma, Milano ha tutte le carte in regola per poter avanzare con forza la propria candidatura. Le voci in tal senso non mancano. Tuttavia, è necessaria una maggiore mobilitazione a livello politico, nazionale e regionale, in quanto la sede a Milano del TUB, oltre al prestigio per la città, porterebbe molti benefici economici. Bisogna infatti considerare che i brevetti sono essenziali per le imprese innovatrici, specie in ambito farmaceutico, e che i valori dei contenziosi ad essi relativi sono elevatissimi. Di conseguenza, se Milano ospitasse la sede del TUB, la spesa per il contenzioso brevettuale aumenterebbe esponenzialmente. Non solo: la sede del TUB porterebbe con sé nuovi posti di lavoro per tutte quelle figure professionali – spesso di alto profilo – chiamate a svolgere le più svariate funzioni all’interno del Tribunale. Tutto ciò creerebbe un importante indotto economico, a vantaggio non solo dei professionisti del settore (studi legali e di consulenza brevettuale), ma anche di chi si occupa di real estate, hospitality, ristorazione, recruitment, ecc. Si tratta di alcuni dei settori che sono stati colpiti più duramente dalla pandemia dovuta al Covid-19 e per di più nella città che ne ha pagato per prima e più di altre le conseguenze economiche.
Per Milano e per l’Italia, aggiudicarsi la sede della divisione centrale del TUB assumerebbe quindi un significato ancora più importante in questo particolare momento storico.
Occorre quindi attivarsi immediatamente, nonostante le tempistiche per la scelta della nuova sede siano ancora incerte.Le tre attuali sedi del Tribunale sono state individuate in un articolo dell’Accordo sul TUB, che è un accordo internazionale. Per modificare la sede di Londra sarà, quindi, necessario modificare quell’articolo dell’Accordo, il che implica che gli Stati aderenti dovranno riunirsi e rinegoziarlo. Inoltre, la Germania non ha ancora concluso il suo procedimento di ratifica dell’Accordo sul TUB, condizione necessaria per la sua entrata in vigore. Si può tuttavia presumere che la negoziazione sulla nuova sede si aprirà formalmente il prossimo anno, dopo che la Germania avrà ratificato l’Accordo. È, quindi, fondamentale che l’attività di lobbying del Governo italiano e delle autorità locali per promuovere la sede di Milano venga portata avanti al più presto.
*Partner Herbert Smith Freehills
L’INTERVENTO È APPARSO NEL MAG NUMERO 146. CLICCA QUI E SCARICA GRATIS LA TUA COPIA